Executive Master in Food Innovation and Regeneration. Intervista a Sara Roversi

Dicembre 21, 2023

Sara Roversi è Direttrice del Future Food Institute, organizzazione non profit dedicata all’innovazione dell’ecosistema alimentare. In BBS è Executive Direttrice dell’Executive Master in Food Innovation and Regeneration.

 

Cosa si intende per food innovation and regeneration?

Il concetto di rigenerazione chiede un cambio di mind set adeguato alle condizioni attuali: il processo lineare estrattivo delle risorse non può continuare all’infinito, occorre cominciare a vivere in maniera circolare. Non possiamo più sfruttare, dobbiamo innovare e pensare a come rigenerare le risorse.

Innovazione significa cogliere un cambio di paradigma necessario: serve un approccio sistemico, capace di includere tutti gli spettri della sostenibilità, che guardi non solo alle esigenze del consumatore, ma a ogni ambito della filiera produttiva.

Oggi, in ambito alimentare, il possesso è meno importante dell’accesso: come per la sharing economy, per il fenomeno B&B e le criptovalute, la centralità e la struttura gerarchica viene messa in crisi da un potere decentralizzato e distribuito.

In un pianeta dalle risorse non infinite, è necessario cogliere le occasioni che ci offre l’economia circolare.

 

Perché la decisione di dedicare un master a questi temi?

Perché oggi la grandissima sfida è portare avanti queste pratiche con un obiettivo: sfamare tutti.

Per questo, bisogna aggregare saperi e modelli e fare in modo che tutto quello che studiamo possa diventare utile nella pratica. È necessario che l’innovazione porti con sé l’etica virtuosa, ma la declini in modelli applicati grazie ai quali aziende e organizzazioni agroalimentari possano cambiare il proprio ruolo nel sistema.

Bisogna essere pronti a sperimentare nuovi modelli di business, altrimenti la teoria rimane sterile.

 

Come si muove e sviluppa oggi in Italia e nel territorio emiliano l’innovazione nel food?

Se l’Emilia-Romagna è conosciuta per le sue eccellenze enogastronomiche, è perché c’è tantissima innovazione. Oggi bisogna cominciare a raccontare che innovare fa parte del DNA della tradizione.

Innovazione che deve essere focalizzata sugli studi dei nuovi modelli che tengono insieme sviluppo ecologico integrale, visione politica e ambientale e sostenibilità. Analizzare quanto si consuma e quanto si sarà in grado di ripristinare per tutelare l’ambiente.

Poi, c’è il tema cruciale della salute dell’individuo, su cui l’industria agroalimentare ha un impatto diretto. Ancora, la dimensione sociale: il cibo è un pilastro culturale: aggrega, unisce, mette in comunicazione gli esseri umani. È un asset che va considerato in tutte le sue funzioni.

Infine, la questione economica: bisogna far in modo che tutte le teorie relative alla sostenibilità abbiano una traduzione pragmatica che funzioni. La vera sostenibilità mira al raggiungimento di un equilibrio fra tutte queste dimensioni.

 

Cos’è il Future Food Institute?

Siamo nati con la voglia di essere ecosistema. Questa ambizione richiede grandissimo sforzo: per vivere e prosperare, gli ecosistemi devono essere aperti e contaminabili, ma codificati e le relazioni devono essere equilibrate. Abbiamo tre verticali che ci guidano: conoscenza, formazione e concretezza.

Tutti i programmi sono focalizzati sull’organizzazione di bootcamp ed esperienze immersive, per formare persone che devono diventare agenti di cambiamento, portatori di una nuova visione capace di avere un impatto diretto e potente sul mondo, non solo nella teoria.

Poi, ricerca sul campo con living lab, partener accademici e sfide concrete che intersecano sostenibilità, cibo, clima e agricoltura.

Miriamo a combattere lo spreco alimentare, studiare e preservare il mediterranean food, progettare azioni mirate con aziende o partecipare a progetti europei.

Poi, c’è una seconda area, la community: partecipiamo ai summit, come Cop28 a Dubai, presidiamo le grandi iniziative.

In 10 anni, su queste tre verticali abbiamo consolidato una serie di progettualità molto mirate, multisettoriali e multiculturali per comprendere e divulgare quello che è il ruolo del cibo: la connessione fra salute, cultura e pianeta.

 

Chi è il candidato ideale per questo master?

Vorrei che fossero tanti, perché la ricchezza del Master sarà data anche dalla ricchezza dei suoi partecipanti.

Il candidato ideale è chi vuole fare la differenza nella propria azienda o struttura, chi desidera essere esposto al pensiero critico su questi temi per capire come avere un impatto positivo nella pratica.

Serve un allenamento particolare: bisogna diventare bravissimi per essere un elemento cruciale nell’ecosistema, superare le barriere dei compartimenti stagni e trovare gli strumenti per fare innovazione.

 

L’Executive Master in Food Innovation and Regeneration è un programma ibrido, part-time, sviluppato da BBS e Future Food Institute. Un programma inclusivo, progettato per responsabili R&D, consulenti e imprenditori capaci di avere una visione sistemica e rivoluzionaria. Che vogliano acquisire le competenze per guidare un processo di innovazione dirompente e necessario.



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