BBS Leadership Lectures | Innovation and Change in Global Financial Markets | George Lee

Marzo 22, 2023

Continuano le Leadership Lectures in BBS: l’ultimo appuntamento in Villa Guastavillani ha visto protagonista George Lee

Lee è Head of Innovation in Goldman Sachs, azienda in cui è entrato nel 1994, ed è un’autorità indiscussa a livello mondiale nel campo della finanza e dell’investment banking. Prima di questo incarico nella stessa azienda ha ricoperto il ruolo di Co-chief Information Officer e di Co-chairman del Global Technology, Media and Telecommunications Group e Co-head dell’Investment Banking. Con una laurea in Storia conseguita al Middlebury College, di cui oggi presiede il Consiglio di amministrazione, e un MBA alla Wharton, Lee è tra coloro che più di tutti hanno contribuito a creare la Silicon Valley per come oggi la conosciamo, plasmando oltre 20 anni di innovazione tecnologica del settore finanziario. La Leadership Lecture con George Lee ha visto anche un moderatore d’eccezione: Alec Ross, autore, imprenditore ed esperto di politica tecnologica, oltre che docente di Analisi Geoeconomica e Geopolitica in Bologna Business School.  

La Lecture di Lee ha inizio con un breve excursus sul suo percorso di carriera. E anche nel suo caso, come spesso accade, la sorte gioca un ruolo fondamentale e la finanza arriva nella sua vita quasi per caso, esattamente come il trasferimento nella sede di Goldman Sachs nel cuore tecnologico degli Stati Uniti: la Silicon Valley.  “La mia fidanzata di allora, che oggi è mia moglie” ha raccontato Lee, “mi annunciò che si sarebbe trasferita nella Silicon Valley e che pensava che sarebbe piaciuto molto anche a me”. Proprio quella settimana, Lee scopre che esiste un posto vacante in Goldman Sachs proprio laggiù e decide immediatamente di cogliere questa opportunità. Ma se il caso, o la fortuna, sono fondamentali, un percorso di carriera come quello di Lee non si potrebbe costruire senza una buona parte di “invenzione”. “Ho trattato la mia carriera come un viaggio imprenditoriale in cui ho avuto cinque o sei lavori diversi in Goldman Sachs. Di questi, credo di averne inventati quattro o cinque. E credo che sia stato importante il fatto di essere inquieti, di ottimizzare il lavoro per la propria crescita, di avere la forza e la mentalità giuste per entrare nell’ufficio del capo e dire: “Ehi, penso che abbiamo davvero bisogno di fare questo e questo e mi piacerebbe farlo”. Ha raccontato Lee nel corso della Lecture. 

Un po’ come dire che leader si diventa, insomma, costruendo anche una carriera da manager a partire da una mentalità imprenditoriale. “Credo che il primo principio sia che bisogna guadagnarsi il diritto di arrivare a definire un nuovo ruolo per se stessi. Quindi, l’eccellenza nel proprio lavoro quotidiano è una condizione necessaria per inventare la prossima tappa”. Ha detto Lee “Lavorando duramente per sei mesi o per un anno, eccellendo e abbassando la testa, è possibile crearsi una reputazione che durerà anni molto rapidamente. Allo stesso modo, se iniziate a chiedere troppo presto, se sembrate più preoccupati del vostro futuro che del presente dell’azienda, rischiate di danneggiare la vostra reputazione e di non avere la moneta necessaria per fare un passo avanti”. Ma se da un lato deve cambiare ed evolversi la mentalità di chi punta a ruoli manageriali sempre più su misura, dall’altro cambiano e si evolvono anche gli stili di leadership che nel tempo sono passati da un modello molto verticale a uno più autentico ed empatico. “Per quello che mi riguarda” ha detto Lee, “Io cerco di andare verso una filosofia di base, più fondante, e lascio che i vari stili del momento vadano e vengano”. Una filosofia che si basa su tre principi fondamentali: la capacità di valorizzare le persone, in un modo molto individuale; la capacità di coltivare una certa linea retorica, un insieme di dichiarazioni o principi ai quali attenersi, che si coltivano e rafforzano nel tempo, e la generosità, in tutte le sue sfumature, che vanno dal saper dare alle persone una seconda e una terza possibilità, all’essere aperti ad altri modi di pensare, così come alle esigenze degli altri.

Una sfida che, come sottolinea Alec Ross, diventa ancora più difficile in un contesto globale come quello in cui attualmente si muovono le imprese. Goldman Sachs è una realtà che conta oltre 17.000 persone in tutto il mondo, che operano in contesti culturalmente e geograficamente molto diversi tra loro, ma che si trovano a dover condividere gli stessi valori aziendali. “Ho avuto molto da imparare. Prima di questi incarichi ho gestito gruppi di 500-1000 persone. Passare a 17.000 persone è stato un vero e proprio salto di qualità”, ha detto Lee, che in questo percorso ha appreso molte lezioni preziose, come l’importanza di sviluppare relazioni personali con i leader che lavorano per te, trasmettendo loro valori che poi dovranno trasmettere a loro volta, e il saper riconoscere il contributo dei singoli individui, premiandoli pubblicamente. Un percorso che inizia dalla selezione, sempre più tecnica, sempre più competitiva, che per Lee ha oggi il sapore di un processo fin troppo meccanico e affollato, da aggirare facendo networking e mostrando la propria unicità: “credo che sia un po’ come a Hollywood, dove devi continuare a metterti in gioco, senza prendertela quando le cose non funzionano. Lanciare spesso la lenza e sperare che, a un certo punto, ci finisca sopra un pesce. E avere la capacità di recupero, la fiducia e la forza d’animo di provare a fare tutto il possibile per attraversare il sottobosco”, ha detto.

Uno dei momenti più coinvolgenti delle Leadership Lectures è quello in cui gli speaker iniziano a raccontare aneddoti del loro passato. Se poi lo speaker è George Lee è facile immaginare quali possano essere i protagonisti delle sue storie: i mostri sacri della Silicon Valley, da Steve Jobs a Bill Gates, si sono materializzati nell’aula magna di Villa Guastavillani, portando con sé 20 anni di storia dell’innovazione tech. 

E tornando sul tech, è inevitabile affrontare il topic più caldo del momento: l’intelligenza artificiale e i possibili sviluppi che avrà nel prossimo futuro. Un argomento che è centrale nel lavoro di Lee, il cui lavoro in Goldman Sachs è proprio quello di guidare la leadership di pensiero in questo settore. Stare al passo, però, non è sempre facile perché si tratta di tecnologie che si evolvono molto rapidamente, in una direzione imprevedibile rispetto a quella che Lee definisce “una marcia lineare verso la generalità”. “I primi computer”, ha ricordato, “sono stati progettati per decifrare i codici in tempo di guerra. Erano costruiti con uno scopo ben preciso, molto specifico, orientato al compito. Nel corso del tempo, con l’avvento del PC, di Internet e così via, l’informatica è diventata più generica, più flessibile, più adattabile alle esigenze umane. L’intelligenza artificiale è una vera e propria deviazione, perché queste macchine hanno capacità generali che rivaleggiano con quelle umane, e credo di poter dire che presto le supereranno. Penso quindi che si tratti di uno sviluppo assolutamente epocale”. Uno sviluppo che deve tutto alla matematica, in quanto la risposta di queste macchine si basa sulla probabilità e sono i numeri a definire la risposta, non le connessioni logiche tra argomenti diversi. “Quindi è un concetto interessante, come se il mondo si riducesse alla matematica e alla probabilità, che, se vogliamo, è un po’ umiliante per un essere umano” ha osservato George Lee. Eppure capire come funzionano è la chiave per restare al passo e non essere sopraffatti da fenomeni come ChatGPT. “Per noi, nel breve termine, penso che queste cose siano un supporto molto utile e che in futuro rappresenteranno un’opportunità per elevare la creatività e l’efficienza umane”.

La lecture di George Lee si conclude con osservazioni da insider su due temi altrettanto attuali: le criptovalute e la geopolitica, con una breve analisi della situazione dell’Europa

“Parlo spesso delle molte facce dei Distributed Ledgers” ha detto Lee “C’è la tendenza a concentrarsi sull’idea che le criptovalute siano l’unica o la più potente espressione di questo tipo di tecnologie. Ma ci sono tante altre espressioni e utilizzi più interessanti. Basti pensare che ho un team di circa 80 persone che lavorano sulle tecnologie di distributed ledger e solo pochissimi di loro si occupano di consentire ai nostri clienti di negoziare le criptovalute. La maggior parte si occupa di un nuovo paradigma informatico, di una nuova forma di database che vince alcune delle sfide storiche che ci hanno impedito di condividere i database tra un gruppo distribuito, disperso e distinto di persone diverse”.  Ed ecco l’ironia della sorte evidenziata da Lee: “questa tecnologia è nata misteriosamente come reazione libertaria alla crisi finanziaria globale, ai governi e alle grandi istituzioni finanziarie, ma io credo che nei prossimi dieci anni i maggiori beneficiari di questa tecnologia saranno proprio le grandi istituzioni finanziarie e i governi, perché permetterà loro di risolvere alcuni problemi di dati davvero importanti e darà loro la capacità di avere un’unica piattaforma che coordini le attività di molte parti in modo sicuro.”

Parte del lavoro di Lee consiste proprio nello sviluppare, amplificare e proiettare la visione di Goldman Sachs sulla geopolitica e sulle questioni geo-commerciali ed ecco perché le sue teorie sull’Europa sono particolarmente interessanti. “Una delle tesi che abbiamo sviluppato è che gli ultimi 30 anni sono stati davvero straordinari” ha detto, “In generale c’è stato un unico motivo, una forza, una tendenza centrale nel mondo, ovvero la spinta verso la globalizzazione. Allo stesso modo, il mondo è stato definito, se non da una leadership unipolare da parte degli Stati Uniti, da una leadership multipolare ben coordinata in cui, ancora una volta, le persone remavano generalmente nella stessa direzione. Ora quel paradigma viene seriamente minacciato. C’è una guerra calda in Europa, qualcosa che non avremmo mai pensato di vedere e che vedremo di nuovo su larga scala. La Cina si sta esprimendo in modo più invadente e aggressivo in tutto il mondo e, in particolare, si sta preparando per Taiwan. E poi gli Stati Uniti, in un certo senso, si stanno ritirando dalla leadership sulla scena globale, in un momento in cui la forza motrice della globalizzazione si sta erodendo. È un mondo molto più complicato, in cui abbiamo un ordine mondiale frammentato, multipolare e confuso, in cui i vari blocchi si spaccheranno e si riconfigureranno in modo molto più tattico e a breve termine. Questo causerà molti strani compagni di letto e penso che la domanda per l’UE sia: può mantenere la sua coerenza unitaria in questo mondo complicato? Finora ha mostrato di saper fare blocco intorno all’Ucraina, ed è un blocco grande e potente, con un enorme peso economico. La cartina al tornasole sarà la capacità di mantenere questa coerenza di fronte a un mondo in cui la tentazione di rompere il blocco per allearsi tatticamente con qualcuno su una singola questione sarà ai massimi storici” ha concluso Lee. 

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