Un’app per abbattere il numero dei reati

Gennaio 27, 2017

In occasione dell’incontro “Creating and Managing Social Communities in the Digital Age”, tenutosi presso la cinquecentesca grotta di Villa Guastavillani, è stata presentata Securfy, il progetto app e web based per diffondere senso civico e rafforzare la sicurezza nelle città.

Una serata dedicata a indagare il senso delle comunità digitali: cosa sono, come si formano, quali regole le governano. Per farlo l’incontro è stato diviso in tre parti: una introduzione accademica, i casi provenienti dalle aziende e la presentazione del progetto Securfy, nato in seno alla community dell’Executive MBA (EMBA) di BBS.

Al professor Andrea Lipparini il compito di introdurre e moderare la serata; Scientific Director EMBA BBS e Docente di Gestione dell’Innovazione all’Università di Bologna, ha spiegato come le Organizzazioni e le Imprese nell’era del digitale hanno compreso come possono mettersi attraverso la tecnologia al servizio dei cittadini. Citando un antico proverbio cinese, motto di Securfy, ha ricordato come “nessuno è più forte di tutti noi insieme”. La collettività collaborativa, insomma, è la base di una società più forte e sicura.

Sara Valentini, BBS Alumni Netwrok Associate Dean, Docente di Social Media Marketing all’Università di Bologna, ha portato la sua esperienza nella costruzione di una comunità degli Alumni BBS. “La Scuola sta crescendo in termini di numero di iscritti e di progetti internazionali. Utilizzare i canali digitali come strumenti per la diffusione di informazioni e idee non è più un “nice to have” ma un “must” per mettere in contatto le menti fra di loro”.

Attuale e urgente è il problema della sicurezza informatica, che ci costringe a uscire dal mondo della tecnologia per un drammatico confronto con il mondo reale. “Il controllo è un sistema di deterrenza” ha ricordato Gabriele D’Angelo, Professore di Programmazione e Sicurezza delle Reti all’Università di Bologna. Ma il pattugliamento come metodologia è un modello antico, che ha prodotto finora come tecnologia quella obsoleta delle videocamere di controllo. “L’internet delle cose è realtà e in futuro i sistemi di controllo cambieranno nettamente.” Contrario alla centralizzazione dei sistemi, ne sottolinea la vulnerabilità. “Il modello partecipativo è il più efficace e per gestirlo non esiste nulla di meglio della tecnologia ma per la partecipazione elettorale carta e matita sono ancora l’approccio migliore”.

La seconda parte del panel è riservata all’esperienza delle aziende. Marco Ferrando di VarGroup percepisce una sorta di nuovo rinascimento tecnologico. La realtà aumentata, quella virtuale, i volumi di dati dell’internet delle cose sono una realtà dalla quale partire per creare innovazione disruptive. “Il problema non è la tecnologia ma la cultura. Saremo capaci di digerire l’aspetto digital della vita quando vestiremo capi d’abbigliamento con sensori connessi al resto del mondo?” A proposito di comunità, tema ricorrente della serata, Ferrando osserva come si partecipi per trarre valore, e questo valore non è il semplice marchio, se non in casi eccezionali.

L’utente, insomma, è smaliziato, non segue le direttive dall’alto ma è lui stesso a creare il contesto o il prodotto. L’esempio è chiaro a Giuseppe Tabacchi, che con la sua azienda di occhiali PQ ha puntato tutto sulla personalizzazione del prodotto grazie alla scannerizzazione dei tratti somatici per costruire l’occhiale su misura. La community si crea sulla condivisione delle scelte e delle proposte dei singoli.

Dopo i due interventi dei due candidate dell’EMBA BBS XV ha preso la parola Piergiorgio Grossi, CIO e Digital Transformation Officer di Ducati Motor Holding: “Mentre nelle aziende si pensa all’aggiornamento del parco delle macchine informatiche, attorno il mondo si trasforma radicalmente. Ducati si sta adeguando a questo cambiamento.” Più del 70% degli acquisti avviene dopo una ricerca su internet. Gli algoritmi di Facebook conoscono i gusti e gli interessi degli iscritti nel dettaglio. Ci sono nuovi modi di ingaggiare le persone negli acquisti. “Ora c’è l’interfaccia conversazionale” spiega Grossi. “I marchi tentano di entrare nelle piattaforme per creare conversazioni per aiutare il cliente a scegliere il suo prossimo acquisto. Se già ci avviciniamo a dialogare con sistemi automatici, con bot, non è improbabile che in futuro avremo profili facebook di oggetti in grado di suggerire il proprio utilizzo.” E’ l’idea di piattaforma integrativa: attorno al cliente si creano una serie di servizi integrati che permettano di migliorare l’esperienza col prodotto. Alla moto associamo il percorso e il pernottamento e il gioco è fatto.

E infine il caso Securfy: Giulia Cristofori e Davide Gazzotti scoprono un progetto credibile presentato da due ufficiali dell’Arma dei Carabinieri. Il tema è quello del senso civico di chi vuole partecipare non solo alla segnalazione di quanto non si attiene alle regole e al decoro urbano, ma intende veicolare le proprie proposte. “Cos’è una piattaforma per noi? Un luogo dove interessi comuni permettono lo scambio di informazioni“. Così Giulia Cristofori, Alumna EMBA XIII BBS, che chiarisce come Securfy non vuole sostituirsi alle amministrazioni locali ma cooperare a un fine comune, quello della sicurezza per tutti. “Securfy è una piattaforma e un’app” racconta il socio Davide Gazzotti “un aggregatore di notizie sulla sicurezza”. Mentre racconta le sue funzioni, rivela che il sistema è andato online un’ora prima raccogliendo già l’aggregazione di comunità territoriali create per raccontare quanto succede in città. “Può essere un gruppo privato come una lista di whatsapp, oppure un gruppo pubblico aperto a tutti o quello dove chiedere il permesso di ingresso.” I gruppi dei commercianti sono stati i primi a rispondere all’invito. Una piccola redazione prepara le notizie per le comunità: informative, consigli di sicurezza che si moltiplicheranno nelle prossime settimane. “Abbiamo le bacheche social. Le segnalazioni di eventi nella zona, dal reato al caso di degrado. Raccogliamo dati generati dalle comunità che ci permettono di mappare quanto avviene realmente nelle singole zone.” E ancora banche dati riunite in un unico punto disponibili per la consultazione. Sezione di modulistica per le denunce online. Nell’app esiste anche un sistema di rating per la percezione della propria sicurezza nel luogo dove si abita. L’obiettivo ambizioso è quello di creare un database che consenta un’analisi predittiva dei reati che catapulta in un futuro già raccontato dalla letteratura fantascientifica ma molto più alla portata di mano di quanto sia possibile credere.



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