Sostenibilità e green economy: la strategia del Regno Unito

Gennaio 17, 2020

“Cut emissions can be win-win”: è con queste parole che l’ambasciatore britannico in Italia Jill Morris ha aperto il primo incontro del 2020 con la Community di Bologna Business School, dedicato al tema del climate change e dal titolo “Sustainability and Clean Growth: the UK Strategy”.

Con l’approvazione, a maggio 2019, della mozione laburista promossa da Jeremy Corbin, la Gran Bretagna è stato il primo paese al mondo a proclamare ufficialmente l’emergenza climatica, accelerando la svolta green iniziata vent’anni fa con decisive politiche di decarbonizzazione e proseguita negli anni seguenti a ritmo serrato.

Un impegno portato avanti da tutti i governi, ha ricordato l’ambasciatore Morris, e supportato dalla spinta di un’opinione pubblica fortemente orientata a considerare l’emergenza climatica come prioritaria, nell’interesse pubblico e privato. Una svolta che non ha però rappresentato un limite alla crescita e allo sviluppo economico: l’agenda verde britannica sembrerebbe essere riuscita a coniugare lotta all’inquinamento atmosferico e impulso industriale, con la creazione di nuovi posti di lavoro. Ma da dove si è partiti?

L’elenco degli atti concreti è piuttosto lungo e poggia su alcuni capisaldi, come il Climate Change Act del 2008, nel quale il Regno Unito ha fissato il primo obiettivo di riduzione delle emissioni a lungo termine legalmente vincolante al mondo; i 20 miliardi di sterline investiti in energia pulita dal 2010; la costruzione del più grande impianto eolico offshore al mondo e lo stanziamento di 1,5 miliardi di sterline a sostegno della transizione verso veicoli a zero emissioni entro il 2021.

Una azione ad ampio raggio, che vede coinvolta anche l’Italia, ricorda l’ambasciatore Morris, con l’imminente cooperazione tra i due paesi alla COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il partenariato Regno Unito-Italia sulla COP26 metterà i cambiamenti climatici e la protezione dell’ambiente al centro dell’agenda multilaterale, con un anno di eventi programmati che culmineranno in un vertice a Glasgow, dove ben 30.000 delegati da tutto il mondo, tra cui esperti del clima, imprenditori e cittadini si incontreranno per concordare azioni ambiziose per affrontare i cambiamenti climatici.

Tra i temi prioritari dell’agenda di COP26 ci saranno anche quelli legati agli investimenti verso la riconversione green delle imprese, canalizzando i finanziamenti internazionali verso la conversione low-carbon e incoraggiando le imprese a dare priorità agli accreditamenti legati alla sostenibilità ambientale, favorendo anche qui nuovi investimenti e flussi di capitale. Un percorso complesso, che – ricorda Jill Morris – non può essere soltanto calato dall’alto: la responsabilità della svolta green è dei governi come dei singoli cittadini, delle politiche aziendali di ampio respiro come delle piccole azioni quotidiane di tutti noi.

Solo la convergenza fra senso di responsabilità privato e pubblico può portare a un vero cambiamento globale, favorendo le politiche internazionali e potenziando il leading role dei paesi più avanti – anche tecnologicamente – nella lotta al cambiamento climatico.



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