L’incontro con Max Ciociola, founding CEO di Musixmatch, ha portato a Faculty e staff BBS qualcosa di raro. Una dimostrazione concreta di come l’intelligenza artificiale stia già cambiando il modo in cui si lavora, si progetta e si insegna, più che l’ennesima panoramica teorica sul tema.
Ciociola è partito da un dato di fatto. L’evoluzione dei modelli di AI ha subito un’accelerazione impressionante negli ultimi mesi. Non si parla più solo di chatbot che rispondono a domande, ma di sistemi di reasoning capaci di affrontare compiti complessi, dalla matematica alla generazione di codice, superando benchmark che fino a ieri erano territorio esclusivamente umano.
Uno dei concetti chiave emersi riguarda la context window, cioè la capacità dei modelli di processare quantità sempre più ampie di documenti in un’unica sessione. L’esempio portato da Ciociola è eloquente. Materiali che avrebbero richiesto settimane di analisi possono oggi essere sintetizzati in poche ore. È molto più di un semplice guadagno di efficienza ed è un vero cambio di scala.
La dimostrazione pratica ha reso il messaggio ancora più chiaro. Coding, design, content creation sono processi che in passato avrebbero richiesto team dedicati e tempi lunghi e che oggi possono essere ripensati da zero. I modelli generativi riscrivono codice, progettano piattaforme funzionanti, creano prototipi partendo da indicazioni minime. L’impatto sulle competenze richieste è immediato. I ruoli operativi legati a data entry, trascrizione o controllo del codice stanno evolvendo verso la supervisione dei modelli, la gestione degli agent e la progettazione di processi automatizzati.
Il punto centrale, ha sottolineato Ciociola, non è la disponibilità della tecnologia. Conta la sua adozione. Molte imprese europee continuano a registrare un impatto nullo sui propri conti economici, non perché gli strumenti siano immaturi, ma perché non riescono a integrarli nei processi. Entrano in gioco resistenza culturale, mancanza di competenze interne, paura del cambiamento. La differenza la fanno i contesti che investono nella formazione e costruiscono figure professionali in grado di comprendere e governare questi strumenti.
In linea con l’approccio interdisciplinare e la collaborazione quotidiana con gli industry champions, Bologna Business School guarda all’intelligenza artificiale come a una leva di trasformazione manageriale, prima ancora che tecnologica.
L’incontro ha evidenziato la necessità di preparare i partecipanti dei Master a un contesto in cui la comprensione e l’applicazione dei modelli generativi rappresentano una competenza trasversale, rilevante in funzioni e ruoli differenti.
La Scuola accompagna questa transizione con rigore e tempestività: aggiornando i contenuti, sperimentando strumenti didattici e promuovendo una cultura critica e responsabile nell’uso dell’AI.