Lo smart-working nelle università, quando l’emergenza diventa opportunità

Aprile 2, 2020

Tra le misure di emergenza previste dal Decreto Coronavirus, lo smart-working è stato adottato per far fronte ai contraccolpi economici che questa situazione di stallo sta provocando.

Innegabili i vantaggi del cosiddetto lavoro agile: un taglio sui costi di struttura, una maggior produttività del lavoratore proporzionale alla sua motivazione, una più efficiente gestione del tempo libero e, non ultimo, diminuzione dell’inquinamento automobilistico. Eppure sono in molti a rilevare i limiti strutturali del modello nel nostro Paese, tra gli ultimi in Europa ad applicarlo, e a chiedersi se l’Italia sia davvero pronta a questo cambio di prospettiva, adottato peraltro in una condizione eccezionale di prevenzione e non frutto di una riconsiderazione graduale dell’organizzazione del lavoro.

Abbiamo fatto il punto della situazione con Enrico Deidda Gagliardo, Direttore Scientifico del Master in Public Management and Innovation di BBS e ProRettore dell’Università di Ferrara, che conferma come i provvedimenti governativi abbiano imposto un’accelerazione sull’applicazione del lavoro agile da parte delle Amministrazioni Pubbliche. “Come dire: l’emergenza organizzativa è riuscita dove non erano arrivati i provvedimenti normativi ordinari e le prassi delle PA italiane”, commenta nello studio intitolato “Lo smart-working nelle università”, condotto in collaborazione con Federica Danesi, Presidente del Comitato Unico di Garanzia Unife.

“Il lavoro agile è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e da un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra personale dipendente e datore di lavoro – spiega Deidda Gagliardo – Si tratta di una procedura che aiuta chi lavora a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorisce la crescita della sua produttività. Si migliora, da un lato, il benessere del dipendente e, dall’altro, la sua resa produttiva, secondo il concetto di salute delle risorse umane”.

Ed è tra le Pubbliche Amministrazioni, sostenute anche dalla Direttiva sul lavoro agile firmata dal Ministro Madia nel 2015, che si registra la crescita più significativa dello smart-working, che nell’ultimo anno ha raddoppiato i propri numeri, passando dall’8% dei progetti strutturati in remoto al 16%. Una case history di successo è quella dell’Università di Ferrara, che ha avviato già dall’anno 2012, una serie di attività con l’obiettivo di “rafforzare le competenze e diffondere una cultura del cambiamento tra le persone impegnate nel nuovo modello organizzativo, basato sulla responsabilizzazione e sull’autonomia”.

“L’Ateneo ferrarese è stato tra i primi firmatari dell’accordo del Progetto VeLA (VEloce, Leggero, Agile: Smart Working per la PA) e siede al tavolo di coprogettazione della Regione Emilia-Romagna, regione pioniera e leader in tema di smart working, di condivisione di buone prassi”, commenta Deidda Gagliardo, che aggiunge come nei giorni dell’emergenza si siano susseguiti provvedimenti governativi di supporto all’organizzazione delle Amministrazioni Pubbliche. “I temi della conciliazione vita-lavoro, il risparmio organizzativo e l’impatto ambientale si intrecciano inequivocabilmente tra di loro – aggiunge – ma non si adattano per forza a tutti gli ambienti organizzativi: per questo, l’ente che promuove il lavoro agile deve analizzare la propria struttura e pensare se e come sfruttare le opportunità in termini di riorganizzazione dei processi, degli spazi e dei tempi lavorativi”.

Quali i prossimi step? “Alla base del lavoro agile c’è la continua interazione tra responsabile, team e singolo lavoratore. Quanto più il responsabile è coinvolto, quanta più fiducia viene data ai lavoratori agili, tanto maggiore è la percezione di benessere lavorativo. Si tratta di una scelta consapevole e allo stesso tempo coraggiosa: l’amministrazione del futuro deve saper delegare, offrire opportunità sulla base del merito e saper far emergere i talenti delle persone. Solo in questa direzione, attraverso una governance consapevole e resistente ai pregiudizi, si assisterà al consolidamento delle forme di lavoro agile anche in ambito pubblico”, conclude il ProRettore.



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