Dialogo con Domenico Lannutti, attore, comico e formatore

Ottobre 29, 2015

“Il senso dell’umorismo aiuta a pensare in modo anticonvenzionale, a trasformare i limiti in opportunità. E’ fondamentale per avere il consenso degli altri e sviluppare la propria leadership”. Parola di Domenico Lannutti, attore, comico, insegnante e formatore, che ha tenuto un incontro con i partecipanti dell’Executive MBA dell’Impresa Cooperativa. Con lui abbiamo parlato a margine dell’incontro “L’umorismo come strumento di lavoro per manager diversamente seri”.

Cosa ci fa un comico in una business school?

Mostra le potenzialità del pensiero umoristico in ambito professionale, privato e sociale. Il pensiero umoristico, oltre a farci accettare il carattere paradossale della nostra esistenza, crea sintonia; rende interessante chi parla e migliora la performance nel public speaking; suscita curiosità mantenendo costante l’attenzione; aiuta l’apprendimento – nel piacere, lo dicono i neuroscienziati, si impara meglio perché si aprono i canali conoscitivi. Ancora, il pensiero umoristico rafforza l’autostima del leader; aiuta a cambiare punto di vista sulle cose, trasforma i limiti in punti di forza e i problemi in opportunità; alleggerisce i conflitti di qualsiasi natura; nelle organizzazioni migliora la capacità di relazionarsi con tutti i quadri dell’azienda.

Perché un manager ha bisogno di umorismo?

Per gestire meglio i conflitti di qualsiasi natura. Quando noi riusciamo a ridere del conflitto, prendiamo distanza da esso, vediamo il problema sotto un’altra luce, lo relativizziamo, cambiamo punto di vista, lo “accettiamo”, nel senso di “accettare”, tagliare a pezzi come si fa con la legna. Un po’ come fanno gli alchimisti, con la trasmutazione del piombo in oro. L’umorismo ha la forza di condurci altrove ma mantenendoci presenti a noi stessi; è un po’ come se potessimo vedere contemporaneamente la vecchia e la giovane nella famosa figura ambigua Questo ci dà una visione che va oltre. E il manager deve essere una guida: deve avere la capacità di vedere oltre.

Che cosa insegna durante i suoi seminari?

Negli anni ho creato un metodo di lavoro per aiutare chiunque a scoprire e/o approfondire la propria potenzialità umoristica e la propria maschera individuale comica. Spesso ai miei seminari partecipano persone che non sanno ridere di sé. La leggerezza è una dote che io per primo ho acquisito negli anni, una dote importante per la nostra sopravvivenza. Come diceva Darwin “non sopravviverà il più forte, ma chi ha maggiore capacità di adattamento”. Il mio obiettivo è quello di fornire una serie di strumenti, tecniche e meccanismi per generare la risata, una sorta di cassetta degli attrezzi che può essere utile in qualsiasi forma di spettacolo e comunicazione: teatro comico, cabaret, conferenze, comicoterapia, scrittura, vendita, presentazioni, benessere individuale.

Ci può descrivere un “manager diversamente serio”?

Un manager diversamente serio sa ridere di se stesso. Un leader che non riconosce i propri limiti, i propri difetti, le proprie rigidità, non sarà in grado di riconoscerli e dunque di gestirli neanche negli altri. Un manager diversamente serio è una persona che ha un’arma in più, il senso dell’umorismo.

Che consiglio darebbe a uno studente che sogna di diventare manager?

Un buon manager dev’essere una persona che è sempre un passo avanti agli altri, un buon manager vede le cose prima degli altri, vede l’invisibile. Per vedere l’invisibile bisogna sviluppare il settimo senso, il senso della meraviglia.


 

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