Imprenditorialità sociale e startup green. Il valore della sostenibilità

Ottobre 12, 2018

Soddisfare i bisogni attuali garantendo anche alle generazioni future di poter soddisfare i loro. Sembra essere questa la semplice ma efficace linea guida dell’imprenditorialità sociale, modo di fare impresa che si connette a una precisa volontà di raggiungere una più alta forma di benessere sociale e il miglioramento della qualità della vita per il maggior numero possibile di persone. L’evoluzione e l’ascesa dell’impresa sociale sta dando un notevole impulso anche ad un’altra grande tendenza ad altissimo potenziale rivitalizzante per l’economia globale: le startup green.

 

I VANTAGGI DEL SOCIAL BUSINESS

L’imprenditoria sociale è una realtà in grado di coniugare mercato libero, giustizia sociale, sostenibilità e capacita di attrarre investimenti. Un modello di chiaro successo che in Europa conta oltre 3 milioni di imprese, capaci di generare il 6,5% dei posti di lavoro totali. In Italia le imprese sociali sono quasi 93 mila e, come dimostrato dai dati presentati per Social Impact Agenda da Paolo Venturi, Direttore di Aiccon, sono una realtà in continua crescita.

Sebbene l’attitudine di una parte degli imprenditori ad erogare beni o servizi ad alto valore sociale sia sempre esistita, è stato con l’avvento della crisi economica che il termine social business è entrato nei dibattiti europei, portando nel 2011 alla Social Business Initiative, il progetto della Commissione Europea a sostegno degli aspiranti imprenditori sociali. Questi ultimi sono stati chiamati a rilanciare l’economia dei paesi dell’Unione sfruttando la loro capacità di creare nuove opportunità di lavoro attraverso la riduzione degli sprechi, un migliore sfruttamento delle risorse, l’innovazione e l’uso partecipativo di Internet. Alla base dell’imprenditoria sociale c’è quindi la capacità dell’imprenditore di superare la distinzione tra gli interessi pubblici e quelli privati, anteponendo ad entrambi il bene della collettività.

 

LE STARTUP DELLA GREEN ECONOMY

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, l’economia verde si traduce in “un miglioramento dell’essere umano e dell’equità sociale, riducendo significativamente i rischi ambientali e le scarsità ecologiche.” Ad oggi, infatti, sono proprio le startup green a rappresentare i maggiori driver del cambiamento e della trasformazione dell’economia globale verso un modello economico più sostenibile. Come ha affermato il guru del marketing Philip Kotler in un’intervista per BBS“la sostenibilità diventerà presto un fattore determinante nel business, poiché come consumatori vogliamo che le aziende si interessino a noi e al pianeta, non solamente ai propri profitti”. Proprio per questo motivo, nuove attività imprenditoriali orientate alla sostenibilità stanno sbocciando in tutto il mondo con il sostegno attivo di consumatori e investitori.

Le startup green trovano il proprio sbocco naturale in campi come l’inquinamento, le energie pulite e rinnovabili, e nella lotta contro lo spreco alimentare, un’inefficienza di mercato che ci porta a sprecare ogni anno circa il 33-50% della produzione globale di cibo. Tra le aree più ricettive per l’avvio di startup green troviamo inoltre il turismo sostenibilele industrie culturali e creative la rivitalizzazione urbana basata sul patrimonio, importanti sotto-settori economici capaci di generare occupazione, stimolare lo sviluppo locale e promuovere la creatività.

Il valore aggiunto di una startup green rispetto ad una tradizionale sta proprio nel tentativo di produrre servizi ad alto contenuto relazionale e nel cercare di fare ‘rete’ con esperienze del terzo settore, per produrre esternalità positive per la comunità. Ne da un esempio Pagurojeans, startup innovativa fondata sui precetti dell’economia circolare e motivata dalla lotta contro l’inquinamento delle industrie tessili, che allo StartUp Ecosystem Day del prossimo 24 ottobre presenterà in BBS il proprio progetto di rigenerazione di jeans e tessuti denim dismessi. Gli imprenditori verdi infatti non si soffermano soltanto sui problemi più immediati, ma cercano anche di comprenderne il contesto per sviluppare nuove risorse e renderle disponibili per influenzare la società globale. Non si tratta, ad esempio, di ridurre semplicemente la quantità di rifiuti prodotta, ma di concentrarsi su una progettazione del prodotto sostenibile e responsabile, sull’ottimizzazione dei consumi e sulla riduzione delle emissioni di CO2.

Numerose sono le startup green che trasformano con soluzioni sostenibili e innovative prodotti e servizi già presenti sul mercato, ma altrettante si occupano di portare la tecnologia e i vantaggi del digitale nei settori già per loro natura legati all’ambiente. Ne è un esempio Beeing, startup fondata da Roberto Pasi Gabriele Garavini, nata dalla passione per le api con la missione di sviluppare strumenti innovativi che semplifichino le attività di chi se ne prende cura. L’azienda ha tra i suoi brevetti B-hive, la prima arnia sviluppata per contesti urbani, presentata durante la XII Reunion di BBS a Villa Guastavillani. “L’idea è nata dalla mia esperienza come apicoltore. Conoscendo i problemi del settore abbiamo provato a sviluppare qualche soluzione elettronica a quelli più frequenti, ad esempio i furti, che semplificasse la gestione delle arnie. Abbiamo finanziato le prime produzioni con i nostri risparmi e quando abbiamo visto che i clienti tester apprezzavano i prodotti, abbiamo capito che poteva diventare un’azienda,” racconta Roberto. Formazione, arnie urbane e il sensore B-secure, che permette di monitorare lo sciame dallo smartphone, sono solo parte dell’innovazione tecnologica applicata dalla startup green al settore dell’apicoltura.

 

BARRIERE E OPPORTUNITÀ

Se è vero che le difficoltà sono numerose per tutte le realtà imprenditoriali in fase di startup, le imprese verdi si trovano ad affrontare alcune sfide uniche poste dalla loro tripla linea di fondo, ovvero la linea che misura il valore economico dell’azienda e il grado di responsabilità sociale e ambientale.

Secondo lo studio Greening Europe’s Economy, condotto dall’European Network for Sustainable Consulting nel 2015, il motivo principale per cui le startup verdi falliscono, è riconducibile essenzialmente ai loro modelli di business inadeguati. Spesso, gli imprenditori sono troppo ottimisti riguardo all’acquisizione di clienti e sottovalutano la mancanza di consapevolezza riguardo a prodotti e servizi ecologicamente validi o addirittura l’esistenza di pregiudizi sul riutilizzo di rifiuti e materiali di scarto. Inoltre, sebbene molti potenziali clienti si dichiarino interessati ai valori dell’ecosostenibilità, non sono disposti a sostenere una spesa maggiore per acquistare prodotti green. Spesso infatti, agli imprenditori green tocca l’onere di istruire la società riguardo ai benefici apportati dalle loro innovazioni. “Per quanto riguarda l’arnia urbana, ciò che è più importante è la nostra capacità di comunicare quanto questo oggetto, oltre a permettere di produrre il proprio miele in città – studi universitari dimostrano che è addirittura più sano di quello prodotto in campagna – sia uno strumento che permette di aiutare il ripopolamento mondiale delle api, il ché va a vantaggio degli agricoltori che necessitano delle api per impollinare i campi ed avere un buon raccolto,” spiega ancora Roberto Pasi di Beeing.

Le stesse debolezze del mercato green ed ecosostenibile sono tramutabili in vantaggi e opportunità dalla creatività e lungimiranza degli imprenditori. Secondo Parisi infatti, le risorse economiche, le persone e le opportunità commerciali si possono trovare, mentre i problemi sono risolvibili con idee e passione. “Non ci sono ostacoli, se non noi stessi, la nostra fretta nel vedere le cose realizzate come vorremmo, la nostra fame nel raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo. In una startup il team è al contempo la più grande risorsa e la più grande minaccia,” aggiunge. In molte regioni, sia a livello nazionale che europeo, la consapevolezza riguardo alle tematiche green è ancora molto bassa, il che rende però basse anche le barriere di entrata sul mercato. L’innovazione, nuovi modelli di finanziamento come il crowdfunding e gli incentivi istituzionali, possono dare un valido supporto nella delicata fase iniziale di creazione del proprio mercato e di educazione dei futuri clienti.

Dalla consulenza green ai materiali ecosostenibili, passando per la creazione di gruppi di consumo e network di produttori etici, il valore creato dalle startup verdi può assumere molteplici forme, significati e gradi di intensità. Scommettere su un futuro verde non riguarda solo il benessere collettivo delle generazioni a venire, ma significa creare benessere e sviluppo oggi stesso.

 


 

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Bologna Business School offre anche un percorso internazionale in lingua inglese. Il Global MBA in Green Energy and Sustainable Businesses si rivolge a giovani manager che intravedono nelle sfide imposte dai cambiamenti climatici il principio su cui costruire il futuro delle imprese.

Inoltre, dedicato a chi desidera avviare una propria realtà imprenditoriale, l’Executive Master in Entrepreneurship unisce la formazione di una business school all’impatto di un acceleratore di idee, sviluppando un piano di studio personalizzato e incentrato sul progetto del singolo imprenditore.

 

 

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