XII Reunion. BBS è la casa dei talenti ribelli

Luglio 10, 2018

La Community di Bologna Business School si è data appuntamento sabato 7 luglio a Villa Guastavillani per riflettere sui principali elementi che stanno rivoluzionando l’industria, il nostro approccio al lavoro e l’interazione tra le persone.

Ad aprire la mattinata di lavori, l’acuta analisi sulle contraddizioni del presente dello scrittore e giornalista Pier Luigi Celli. “In tempi come quelli che stiamo vivendo, niente è più pericoloso del fatto che le persone confondano l’opinione e la convinzione. Le idee non migliorano dal concorso della massa, ma si appiattiscono.” È sono proprio le idee, di fatto, a fare da filo conduttore tra gli appuntamenti ideati per la XII Reunion degli Alumni di BBS. Idee in grado di migliorare la qualità dell’ambiente, sostenere l’inclusione, amplificare l’innovazione e costruire nuove e inesplorate dimensioni. Idee ribelli, nate da talenti ribelli.

 

 

La leadership non è potere, ma responsabilità

Il potere vuole la distanza, la differenza. Troppo spesso, chi detiene il potere nelle organizzazioni, percepisce come primario il compito di mantenere la posizione acquisita e non si preoccupa quasi mai di allevare il proprio successore. Al contrario, tende a scoraggiare i propri collaboratori ad avere una voce propria. Un’organizzazione che crea distanza e anonimato, però, genera sofferenza nei dipendenti, annullando così le proprie possibilità di crescita.

Pier Luigi Celli condivide con la Community di BBS un’anteprima del suo nuovo libro di prossima pubblicazione, La stagione delle nomine. La nomina, intesa come investitura di potere, ha nelle organizzazioni un peso specifico che influisce in maniera diretta sugli equilibri tra le persone. “Bisogna stare molto attenti alla modalità in cui la carriera viene ufficializzata,” continua Celli. “Il modo in cui le persone fanno carriera è anche il modo in cui gestiranno il potere quando arriveranno ad ottenerlo. Le carriere fulminanti, ad esempio, non generano attaccamento ma legionari stranieri.”

La carriera è un percorso personale che separa l’individuo dagli altri che hanno lavorato con lui. Se i criteri di carriera non sono chiari, si creano disagio e omogeneità di comportamenti, che portano ad una generale sterilità di idee. Un’organizzazione moderna ha però bisogno di apertura e competenze a 360° per poter crescere e competere nel mondo globale. Invece di proteggere il potere è necessario cominciare a crescere persone responsabili, dando loro il diritto alla parola e al pensiero critico e personale.

Parla dell’indipendenza di pensiero anche il secondo incontro della giornata, quello con Francesca Gino, Professore della Harvard Business School, che ha condiviso con i partecipanti alcune conclusioni tratte dal suo decennale studio sui processi decisionali e sul comportamento organizzativo. Nel suo libro Rebel Talent, dal quale prende spunto il tema della XII Reunion, Francesca Gino evidenzia l’impatto negativo che una cieca conformazione alle regole da parte dei dipendenti può avere sulle organizzazioni. La ribellione, intesa come una costruttiva messa in discussione delle convinzioni e dei processi ormai consolidati in azienda, porta ad un maggiore impegno da parte dei dipendenti, stimolando la produttività, la creatività e l’innovazione.

 

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Chi detiene il potere è chiamato oggi ad incoraggiare i propri dipendenti al dissenso critico, a guidare il loro continuo apprendimento e a dare voce all’autenticità degli individui. La leadership non deve più essere intesa come mero potere decisionale e controllo sull’esecuzione, ma come una guida capace di sviluppare le potenzialità degli singoli per far emergere appieno il loro contributo creativo al gruppo.

 

Quattro workshop per comprendere il futuro

Sustainability, Diversity, Innovation e Digital. Questi i titoli dei quattro workshop dedicati ad altrettanti temi di primaria importanza per lo sviluppo di una società moderna.

A condurre l’incontro sulla sostenibilità è Andreco, dottore di ricerca in Ingegneria ambientale sulla sostenibilità urbana, che esprime attraverso l’arte la sua ricerca scientifica. Tra i suoi lavori principali troviamo a Bologna The philosophical tree, un albero dipinto con vernici progettate per abbattere gli inquinanti ambientali, capace di interagire con l’ambiente quasi come un organismo vivente. Insieme ad Eugenio Sidoli, CEO di Philip Morris Italia, Claudio Zanardo, CEO di Pirelli Italia e Matteo Mura, Direttore del Global MBA in Green Energy and Sustainable Businesses di BBS, si è discusso del significato della sostenibilità per i singoli, le aziende e la società in senso lato. Oltre a migliorare le condizioni di vita di tutti, i progetti legati alla sostenibilità rappresentano anche un punto chiave per lo sviluppo di aree geografiche lontane dai principali asset economici. Inoltre, la sostenibilità sta prendendo sempre più spazio nelle agende delle imprese globali, come impegno verso la collettività ma anche come legittimazione della propria attività.

Dalla relazione con l’ambiente alle relazioni tra le persone. Francesca Vecchioni e Gabriella Crafa, rispettivamente Presidente e Vicepresidente di Diversity, associazione impegnata sul fronte della diversità e dell’inclusione, parlano della diversità non solo come tema necessario per lo sviluppo di una società sana ed inclusiva, ma come punto focale nella gestione di un’azienda. “Si è sempre pensato che la Diversity fosse un valore etico, una cosa da dover fare, non un valore business ed economico. Lavorare su questi temi vuol dire anche produrre valore, investire. Il dato che fa sgranare gli occhi alle aziende è che lavorando bene sull’inclusione, la revenue effettiva dell’azienda può salire del 16,7%,” spiega Francesca Vecchioni. A dare il proprio contributo al dibattito anche Gabriele Morandin, Direttore del Master in HR & Organization di BBS e Donatella Isaia, Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Vodafone Italia, che afferma: “non c’è modo di interessarsi al tema della Diversity in azienda se non sono i leader a farlo. Aldo Bisio, CEO di Vodafone, mi ha aiutata a dare al tema l’importanza necessaria.”

Tiziano Toschi, Vice Presidente Global R&D di Electrolux e Mario Nanni, Presidente di Viabizzuno, ‘accendono’ il dibattito sull’innovazione raccontando la storia di due realtà agli antipodi: la prima, una big corporation, la seconda, una sartoria d’eccezione. Due esempi di successo internazionale raggiunto grazie ad una fortissima tensione verso l’innovazione e la capacità di adattamento. Attraverso questo racconto si sono poi indagati i fattori che rendono possibile l’innovazione: i valori, il contesto, la formazione e l’accettazione del fallimento. Inoltre, è emersa la necessità di investire abbastanza tempo nei processi di innovazione, senza comprimere le necessarie fasi di maturazione delle idee. Riccardo Fini e Sara Valentini, Associate Dean di BBS, hanno ribadito l’importanza della formazione nella diffusione della cultura dell’innovazione, con il fine ultimo di generare economie di esperienza, stimolare processi creativi di design thinking e problem solving, e quindi produrre progresso.

Andrea Falleni, CEO di Capgemini Italy & Eastern Europe guida il workshop sulla trasformazione digitale. Leader globale nei servizi di consulenza, tecnologia e outsourcing, Capgemini crea e fornisce soluzioni aziendali, tecnologiche e digitali che consentono alle organizzazioni di raggiungere un alto tasso di competitività attraverso l’innovazione. A trarre beneficio dalle tecnologie digitali non sono solamente i processi produttivi delle aziende ma anche la loro relazione con i clienti e le comunità che vengono a crearsi attorno ai loro prodotti. Ne porta un esempio Patrizia Cianetti, Marketing Director di Ducati, spiegando come gli strumenti digitali hanno permesso all’azienda di raggiungere la propria community in tutto il mondo, rendendola partecipe degli eventi più importanti dedicati ai Ducatisti. Ad arricchire il dibattito Maurizio Gabbrielli, Direttore del Master in Digital Technology Management e Riccardo Silvi, Direttore dell’Executive Master in Digital Business di BBS.

 

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BBS immagina il futuro con il Design Thinking

Un workshop a sorpresa, quello del Dean Max Bergami, che ha visto 30 partecipanti impegnarsi per immaginare la nuova sede della Scuola e generare idee relative alla didattica, alla sostenibilità, all’innovazione, al crowdfunding e ai servizi per gli Alumni. Sotto la supervisione di Maurizio Sobrero, Senior Advisor for Next Production Revolution di BBS, sono state sviluppate proposte di natura pratica legate ai trasporti e alla progettazione degli spazi dedicati agli studenti, ma anche soluzioni digitali per facilitare la circolazione delle informazioni on campus e tra gli Alumni.

“Questa Reunion apre un anno molto impegnativo, più dei precedenti. La scuola sta crescendo e i processi di crescita solitamente non sono allineati, quindi sarà necessario fare un ulteriore salto di qualità per diventare ancora di più un punto di riferimento nella formazione. Non solo su scala nazionale, ma europea. E non solo per i Master full-time, ma anche per le imprese,” afferma infine Max Bergami, portando alla conclusione due giorni intensi e ricchi di spunti di riflessione per tutti i partecipanti. “Il motivo per cui questa scuola esiste è cercare di dare opportunità alle persone, ma anche per aiutare le imprese a fare quel salto di qualità necessario per affrontare il passaggio al mercato globale.”

 

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