Dialogo con Maurizio Reggiani, direttore Ricerca e Sviluppo di Automobili Lamborghini

Dicembre 24, 2015

“Un marchio come Lamborghini ha vissuto e continua a vivere perché ha sempre fatto innovazione per realizzare i migliori prodotti nel suo segmento di mercato. L’innovazione è l’anima di ogni modello, è finalizzata al prodotto e deve essere percepibile dal nostro cliente”. Parola di Maurizio Reggiani, direttore Ricerca e Sviluppo di Automobili Lamborghini, protagonista del quarto incontro degli Innovation Talks di Bologna Business School.

Un quarto dei dipendenti di Lamborghini lavora nel settore che lei dirige. Come sono organizzate le attività di ricerca e sviluppo e quale percentuale del fatturato vi investite?
Quella del settore R&D è una delle organizzazioni più complesse che abbiamo in azienda. L’attività è organizzata secondo una struttura matriciale, dove sulle colonne ci sono le competenze (le varie discipline dell’automobile tra cui, ad esempio, la scienza dei materiali) e sulle righe vi sono i progetti. Questo permette di riversare in ogni progetto competenza e esperienza, e di non lasciare mai nulla al caso. Sul fronte degli investimenti in R&D Lamborghini è all’avanguardia: la ricerca è per noi cruciale per garantire il tasso di innovazione che i nostri prodotti devono necessariamente avere. Negli ultimi anni in media abbiamo investito in R&D il 20% del fatturato. Se si confronta questa cifra con la media del settore auto, che si aggira sul 5-6%, si ha un’idea più precisa dell’entità di questo impegno. Nei prossimi due anni questa quota potrà crescere fino al 30%, per sostenere lo sviluppo della Urus.
Qual è la differenza nel realizzare una vettura destinata a nove clienti come la Veneno e un modello di larga scala?
Nei nostri one-off realizziamo soluzioni audaci che non possono essere messe in produzione in tempi brevi. O, addirittura, non potranno mai essere messe in produzione per la complessità realizzativa del manufatto. Vetture come la Veneno sono dei laboratori tecnologici in cui designer e ingegneri si possono misurare con sfide che vanno oltre lo stato dell’arte (anche se parliamo di vetture supersportive). E in questa sorta di laboratorio-palestra si mettono assieme soluzioni tecniche, nuovi materiali, ingegnerie innovative, e questo si può fare solo perché queste vetture sono realizzate in ricerca e sviluppo e non in produzione. Sulla Veneno hanno lavorato in stretta collaborazione aerodinamici e designer.

Quanto conta il lavoro di squadra nel trovare un giusto equilibrio tra design e innovazione tecnologica?

Produrre un capolavoro di ingegneria come la Veneno richiede il lavoro di tanti attori che, sin dall’inizio, riescano a comunicare tra di loro e a lavorare insieme. Le diverse competenze devono essere messe a disposizione sin dalla fase primordiale del progetto, le persone coinvolte devono imparare a rispettare le necessità delle altre funzioni. Così si riesce a trovare il giusto equilibrio tra design, aereodinamica, packaging e impostazione veicolo. Da questo punto di vista la nostra organizzazione matriciale del R&D funziona molto bene.

Nonostante Lamborghini sia proiettata sui mercati internazionali, ha sempre mantenuto la sede e l’unico stabilimento produttivo a Sant’Agata Bolognese. Come mai?

Penso che il territorio sia fondamentale per una vettura e per un brand come Lamborghini, L’emilianità è un valore aggiunto. Anche in un settore asettico come l’ingegneria la passione fa la differenza. Nonostante abbiamo cambiato diversi azionisti, e tutt’ora ne abbiamo uno tedesco, la peculiarità di essere in Emilia Romagna, di essere sul territorio, ci permette di mantenere quel DNA tipico della nostra zona. Qual è la sua definizione di innovazione?Innovazione significa riuscire a pensare e realizzare qualcosa che gli altri non possono neanche immaginare. Tuttavia l’innovazione non può essere fine a stessa. Si può parlare di innovazione solo quando la novità introdotta è applicabile a un prodotto – un’auto nel nostro caso – e c’è qualcuno che può fruirne.

Qual è il ruolo del fattore umano nell’innovazione?

Vale il 99%. Solo la creatività delle persone può fare innovazione. Nessun computer, nessun centro di calcolo potrà mai pensare qualcosa che non esiste. Può elaborare qualcosa che esiste, ma certo non realizzarlo.

Qual è il suo consiglio a uno studente che vuole lavorare per un’azienda come Lamborghini?

Studiare tanto ed essere aperti, che significa anche essere dei buoni comunicatori. Tante volte la competizione, anche tra ingegneri, si basa sul riuscire a farsi capire, a farsi credere, a farsi dare credito. Spesso bisogna riuscirci al primo approccio perché non è detto che ti possa essere lasciato il tempo di dimostrarlo con i fatti. Ovviamente la preparazione culturale è fondamentale, ma su questo penso che le nostre università e le nostre scuole di eccellenza producano il meglio che ci possa essere.


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