I libri di storia del futuro ricorderanno gli anni Duemila per le innovazioni tecnologiche da un lato e per la Grande Recessione economica dall’altro. Due fenomeni solo apparentemente in contraddizione, ma in realtà strettamente correlati e che hanno portato a riconsiderare il concetto di imprenditore.
Abbandonato il mito del posto fisso, le idee imprenditoriali tornano in primo piano, grazie alla democratizzazione delle opportunità di business e alla nascita di nuovi campi di ricerca.
Un’ottima idea non è dunque sufficiente per fare davvero impresa ma si rende necessario un diverso approccio strategico, come quello che ha portato un diciannovenne nel 2004 a rivoluzionare la comunicazione a livello mondiale ideando Facebook.
L’imprenditore moderno si delinea così come un change-maker che genera idee e si fa portavoce di una progettualità innovativa che ridefinisce ruoli e gerarchie: strutturare un’idea imprenditoriale e pianificare lo sviluppo di un progetto richiede infatti competenze in costante divenire, che uniscano a un background specifico un approccio aperto e percettivo nei confronti del contesto circostante.
L’Executive Master in Entrepreneurship di BBS unisce la formazione di una business school “a una pratica imprenditoriale disegnata sul progetto” – come racconta l’Executive Director Alessandro Bonfiglioli, e forma imprenditori “che sanno come creare e sviluppare business di successo (…) facendo leva su tre elementi: la motivazione nel creare impresa, il possesso di skills innovative e distintive e l’accesso ai network” – aggiunge l’Academic Director Riccardo Fini.
Lungimiranza e strategia, unite alla capacità di mettersi costantemente in discussione: del resto gli imprenditori di successo – ha dichiarato il co-fondatore di Yelp Jeremy Stoppelman, “sono coloro che partono da un’idea ma sono pronti a cambiarla con il minimo preavviso”.