Dialogo con Alberto Broggi, fondatore di VisLab

Dicembre 17, 2015

Docente del dipartimento di ingegneria dell’informazione dell’Università di Parma, Alberto Broggi è il  fondatore di VisLab, recentemente acquisita per 30 milioni di dollari dall’azienda della Silicon Valley Ambarella. Lo abbiamo incontrato a margine del terzo appuntamento degli Innovation Talks, di cui è stato protagonista.

Professor Broggi, il vostro progetto di sviluppare un veicolo automatico senza guidatore è rimasto per anni chiuso tra le mura universitarie. Come è nata, nel 2009, l’idea di fondare una start-up?

Fondare una start-up è stato il modo per portare questa tecnologia verso le aziende e anche per tenere insieme il nostro gruppo di lavoro: all’università non sarebbe stato possibile. Nel 2013 abbiamo capito che dovevamo cambiare passo, muoverci su scala globale e andare veloce perché i big player (Google, Apple, Samsung) cominciavano a investire su queste tecnologie con risorse imparagonabili rispetto alle nostre. Era necessario quindi trovare un partner solido cui unirsi per competere. Ci siamo così proposti in Silicon Valley, in Italia, ma anche in Giappone. Dalla Silicon Valley sono arrivate subito dimostrazioni di interesse. L’ingresso di Google in questo settore ha fatto capire che si trattava di una tecnologia promettente e questo ci ha senz’altro aiutato a reperire i finanziamenti. Abbiamo scelto la Silicon Valley perché lì ci sono le aziende che hanno per prime battuto questa strada. Inoltre il nostro modo di lavorare anche prima dell’acquisizione era molto simile al loro. Abbiamo sempre cercato di fare qualcosa che andasse oltre lo stato dell’arte e di essere i primi. E su questo spirito ci siamo trovati in grande sintonia con i nostri partner californiani.

In questo nuovo assetto il team italiano e quello americano stanno lavorando insieme. Che cosa avete dato e cosa state ricevendo da tale unione?

Noi produciamo il software, loro l’hardware: il match è perfetto. Gli scambi sono continui, ci sentiamo in teleconferenza tutte le sere e anche le rispettive visite sono frequentissime. Lo scopo è quello di realizzare una telecamera intelligente, in grado di capire ciò che sta di fronte al veicolo, dietro o ai lati. Noi portiamo la nostra esperienza di software sui loro chip, utilizzando tutto il know-how che abbiamo sviluppato in questi vent’anni.

Nonostante l’acquisizione VisLab è rimasta a Parma. Come siete riusciti a convincere gli americani a non spostare la sede dell’azienda?

All’inizio non è stato semplice. Poi abbiamo spiegato loro che le persone sono il valore più importante di VisLab e che spostando la sede avremmo corso in rischio di perdere qualcuno: hanno capito che era giusto rimanere a Parma dove siamo nati, dove abbiamo le radici e dove continuiamo a lavorare e svilupparci, pur mantenendo il legame con gli Stati Uniti. Inoltre, qui cerchiamo di fare in modo che gli studenti migliori vengano alla nostra università per poi di prenderli in azienda, creando un ecosistema virtuoso. E’ un vantaggio per noi che cerchiamo di formare gli studenti e di portarli nel gruppo ed è un vantaggio per l’università, perché abbiamo un’azienda della Silicon Valley all’interno del Campus.

Anche Google sta lavorando alla realizzazione di un’auto senza pilota. Siete in competizione col colosso americano?

A dirlo così fa un certo effetto. Effettivamente l’obiettivo è lo stesso, ma la tecnologia che sviluppiamo è differente. Loro usano sensori laser, mentre noi stiamo spingendo sull’utilizzo di telecamere, che hanno un costo molto inferiore. Inoltre, la telecamera ha dimensioni ridotte, si installa bene sull’auto, si nasconde bene e non c’è bisogno di modificare l’aspetto del veicolo per far spazio ai sensori. ll laser invece è ingombrante e va posizionato sul tetto, con un impatto sostanziale sul look della vettura. Per ora le prestazioni del sensore laser sono molto superiori, ma stiamo facendo progressi rapidi e,  quando le telecamere avranno performance paragonabili, avremo realizzato un sistema efficace, flessibile e poco costoso.

Quando vedremo in circolazione le auto senza pilota?

Molto presto. Tesla ha già oggi un sistema di automazione del veicolo. Penso che la tecnologia basata su visione artificiale sarà pronta nel giro di un paio d’anni. Stiamo parlando però di automazione in un ambiente molto semplice: autostrada o strada extra-urbana. Per un’auto senza pilota da città ci vorrà più tempo, una quindicina d’anni.

Qual è la sua definizione di innovazione?

Cercare di fare qualche cosa che nessuno ha mai fatto.

Oltre alle competenze scientifiche, quali sono le doti manageriali che occorrono per guidare un’azienda ad alto contenuto di innovazione quale VisLab?

La vera difficoltà è stata gestire persone tutte con profili di livello molto alto: ingegneri con esperienza all’estero e che avevano lavorato a progetti in aziende di grandi dimensioni, persone molto dotate e con forte personalità.

Qual è il suo consiglio a uno studente che ha un progetto imprenditoriale?

Gli direi di crederci. Noi siamo riusciti a fare un’azienda piccola, una start-up, che poi ha suscitato interesse globale e si è unita a un’azienda grossa. Non succede tutti i giorni, però succede e noi ne siamo l’esempio. Walt Disney diceva: “Se lo puoi sognare, lo puoi realizzare”. Proviamoci perché è possibile arrivare.

 


 

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