My Story, Our Story: Paolo Longobardi

Maggio 19, 2015

Gli Alumni di BBS si raccontano: il prima, il dopo e i ricordi della vita da studente, per una storia di sé e della propria esperienza professionale, per una storia della nostra Community.
Protagonista del terzo episodio è Paolo Longobardi, Senior Partner di Praxi SPA, società di consulenza, EMBA 2, 2004-2005.

La soundtrack scelta da Paolo: i Penguin Cafè Orchestra, When in Rome. Oppure gli AC/DC, Thunderstruck!.


Ouverture
“Ho cominciato a occuparmi di HR nel Cenozoico: intendo dire che ho visto alternarsi molte generazioni professionali”. Paolo Longobardi, parlando dell’inizio della sua carriera, azzarda la metafora geologica. Facendone un carotaggio è possibile ammirarne la ciclicità e le stratificazioni nel tempo. Dopo un inizio molto rapido in Praxi SPA diventa amministratore delegato di una scuola di formazione, consigliere delegato di un paio di società di servizi e chairman in consigli di amministrazione. Segue poi un’esperienza come direttore generale in un’associazione industriale, terminata col ritorno in Praxi SPA, dove ricopre il ruolo di chi era stato il suo capo una decina di anni prima.

Dovendo scegliere se raccontare la giornata tipo o una visione del suo mestiere, Paolo sceglie la seconda. “Mi piace immaginare di poter essere utile alle aziende guadagnandoci”, dice con una sintesi naturale.


The story so far

Fare un Master era un suo sogno da neolaureato, bloccato dalla fortuna di aver cominciato a rispondere alle inserzioni molto presto e da una carriera velocissima. Così veloce da scatenare i commenti: in molti gli dicono che è troppo giovane per fare il suo mestiere. È quello il periodo in cui avvengono gli errori che bruciano ancora. Per lui il 75% del lavoro si fa assieme agli altri, ma è proprio quello il momento in cui, in passato, non riusciva a fare squadra con alcuni. “Sono persone che se ne sono andate, che hanno fatto carriere importanti dopo essere state formate da noi. È un errore da cui ho imparato tantissimo, che oggi faccio molto, molto raramente”.

Finalmente arriva la possibilità di fare un Master Executive, continuando a lavorare in azienda. È il momento in cui il sogno si realizza, intrecciandosi alla consapevolezza di stare facendo qualcosa d’importante per la propria carriera. “È stimolante sedere in un’aula piena di persone estremamente esigenti con se stesse. Ti costringe ad alzare in continuazione l’asticella, a saltare più in alto, a correre più veloce. Devi imparare a tirare meglio, tornando al basket”.


Canestri e potenziale

Il basket, l’amore non corrisposto di sempre. Si definisce uno di squadra, Paolo, tanto che l’azione che ricorda con più affetto è un assist a un compagno. Non un tiro da tre, non un rimbalzo in più: un’azione chirurgica che porta il team a canestro. Ogni giocatore è il prodotto della sua squadra, ogni partita è il lavoro di tutti. Al tiro al canestro, però, arriva sempre un individuo. È il gesto validante e di responsabilità, l’istante solitario che divide un prima da un dopo, un’aspettativa rispettata da una promessa non mantenuta.

“Una lettura che per me ha significato molto è stata “Al Dio sconosciuto” di John Steinbeck. Parla delle potenzialità inespresse e della possibilità di crescere di persone insospettabili. In questo senso il mio mentore è stato un amico, Giovanni, il tipo di persona che gli americani chiamano natural. Quando avevamo ventidue anni mi ha aiutato a passare dalla potenzialità all’effettivo, di trovare le capacità per esprimere il mio potenziale”.


(Ndr)

All’orecchio di chi scrive, Paolo parla per energie liberate. I singoli che realizzano il gruppo, la squadra che offre la possibilità al giocatore, la fortuna che regala una chance al duro lavoro e viceversa. Per lui la costanza è “la capacità di riuscire a essere efficienti ed efficaci con continuità”. Energie liberate e prestanza tornano anche nel modo di vivere il work life balance. Paolo ha fatto dei fioretti, parecchi, che riesce a rispettare. Il più importante di tutti è litigare almeno due volte con suo figlio, un ventiduenne rugbista. “È la cosa che mi tiene in allenamento”, dice ridendo.


Perché BBS

“Perché la conoscevo da molto tempo, perché ho fiducia nell’istituzione e nelle persone che la compongono. Ho visto lo staff di BBS lavorare molto bene, sono persone positive e interessanti che creano un ambiente stimolante e divertente. Non avrei potuto fare altro che un Master Executive e i suoi programmi mi sembravano i più vicini alle mie esigenze.”


Un consiglio a uno studente

“Studia! Sfrutta al massimo le occasioni che ti sei procurato perché nessuno ti regalerà niente. Scegliere un master è un momento davvero importante, permette di acquisire conoscenze, nozioni, competenze, di migliorarsi nel confronto con gli altri. I frutti arrivano col tempo.”


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