Allarme social media schierati: i rischi su economia e finanza

Settembre 26, 2019

I media sono un importante attore del settore finanziario, il loro agire influenza gli investitori e produce effetti diversi sia sui mercati che sulla gestione delle imprese.

Sia giornali che televisioni e nuovi media sono, infatti, in grado di veicolare informazioni rilevanti rendendo quindi i mercati più efficienti. Sono inoltre capaci di agire come watchdog, rendendo pubbliche frodi o abusi, e possono catalizzare l’attenzione degli investitori su determinate tematiche o imprese secondo le loro decisioni.

È quindi fondamentale comprendere quali siano i meccanismi che governano l’industria dei media, con una particolare attenzione ai possibili biases e distorsioni che i media stessi possono avere nello scegliere cosa e come debba essere pubblicato. Gran parte della ricerca in merito si è concentrata, sinora, sulla faziosità dei media nel loro parlare dei fatti della politica, individuando quali fattori facciano sì che un giornale o una televisione siano partigiani e come si possano creare i presupposti per un’informazione politicamente neutrale.

Il problema di media schierati pare esser meno importante nel parlare di economia e di finanza.

In questo campo infatti non esistono preferenza a priori e vi è unanimità nel concordare che lo scopo da ricercare sia la massimizzazione del valore, per le imprese, per gli azionisti, per gli investitori in generale.
Tuttavia, se presenti, i fattori di faziosità dei media nell’ambito finanziario potrebbero essere altrettanto – se non maggiormente -pericolosi rispetto all’ambito politico.

Quali possono essere allora i fattori che spingono i media a non essere oggettivi nel riportare o a far variare il modo in cui sono scritte le notizie finanziarie? Uno dei fattori che può essere più importante è la presenza di un conflitto di interesse tra chi pubblica la notizia e chi, della notizia, è protagonista. In un recente articolo Emanuele Bajo, Marco Bigelli e Carlo Raimondo“Ownership Ties, Conflict of Interest, and the Tone of News”– hanno analizzato cosa succede quando i giornali si trovano a dover parlare di imprese con cui i giornali stessi hanno un legame di proprietà.

Studiando un campione di circa 130,000 articoli pubblicati dal 2007 al 2011 sui principali giornali quotidiani italiani, i ricercatori hanno trovato che le imprese collegate con i giornali ottengano un trattamento privilegiato rispetto alle imprese non collegate con i giornali.
Nello specifico, gli articoli riguardo imprese in conflitto di interesse sono maggiori in quantità, sia come numero di articoli che come dimensioni degli stessi, e sono migliori in termini di qualità, contenendo più parole positive e meno parole negative.

L’effetto è tanto maggiore quanto più pronunciato è il conflitto di interesse, misurato come dimensione del legame di proprietà tra l’impresa oggetto degli articoli e l’editore del giornale che pubblica gli articoli stessi.

La ricerca suggerisce come una particolare attenzione debba essere posta quando ci si trovi di fronte a notizie che possano soffrire di un conflitto di interesse, in quanto potrebbe accadere che siano più benevolenti del dovuto.

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Autore: Carlo Raimondo

Università della Svizzera Italiana



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