Leonardo SpA: il futuro è solo nell’innovazione

Febbraio 4, 2020

“Mi sembra strano che uno studente non brillantissimo come me sia ora davanti a persone così istruite”: è con una classica battuta icebreaker che Alessandro Profumo, CEO di Leonardo SpA da marzo 2017 e una lunga carriera a capo di Unicredit, apre l’incontro con la Community BBS, dedicato al racconto della terza azienda europea nel campo della difesa, che è lui stesso a definire “vero e proprio asset strategico per lo sviluppo del nostro Paese”.

“La parola che meglio descrive il mio arrivo in Leonardo è libertà – racconta Profumo – perché ci sono arrivato a 60 anni, da un settore completamente diverso, quello bancario, ed ero libero da condizionamenti. Questo mi ha permesso di fare scelte non scontate: quando ho presentato il piano industriale 2018-2022 il titolo è caduto del 10 per cento. Ma per me era una notizia positiva, perché stavamo avviando un piano di investimenti di lungo periodo, capace di garantire la sostenibilità aziendale negli anni a venire”.

Una scelta azzeccata, e lo dimostrano i dati: nel 2018 Leonardo ha fatturato 12,2 miliardi, allocando in R&D 1,4 miliardi di euro (il 12% dei ricavi), esportando beni per il 6,4% del totale dell’export italiano, con un portafoglio ordini di oltre 36miliardi di euro. Quasi 30mila i dipendenti italiani (“Dal mio arrivo abbiamo stabilizzato quasi tutti i lavoratori temporanei, perché erano troppi, una vergogna” chiosa Profumo), il 70% dei quali ha una laurea in materie STEM.

“Il futuro di Leonardo non è vendere elicotteri, ma vendere la capacità di volare, non satelliti, ma capacità di osservare: per questo il tema della digitalizzazione è, per noi, cruciale, perché dobbiamo avere capacità di fare simulazioni digitali di tutti i nostri prodotti, anche in ottica di customer support” Ed è proprio la tecnologia la vera frontiera con cui si confronta Leonardo: perché c’è una altissima tensione fra il ciclo di vita di prodotti complessi (che richiedono anni di sviluppo) e la velocità dei cambiamenti tecnologici. “Stiamo ragionando oggi su prodotti che entreranno in produzione nel 2035, uno sforzo immane anche dal punto di vista culturale, ma è l’unico modo per rimanere realmente competitivi”.

Presente in 15 regioni italiane, 20 distretti tecnologici e cluster nazionali, Leonardo fa sistema con le eccellenze territoriali (aziende, Centri di Ricerca, Università), favorendo la creazione di un indotto tecnologicamente avanzato, contribuendo allo sviluppo del Paese e alla competitività del suo sistema industriale.

“Siamo incredibilmente grandi per il nostro Paese, e non abbiamo competitor in Italia: è un duplice rischio, perché possiamo sembrare arroganti e diventare autoreferenziali. Inoltre, è più difficile cambiare se non ci si sente continuamente sfidati, ma siamo consapevoli di avere una responsabilità colossale verso la enorme filiera di imprenditori che ci permettono di portare a termine i nostri progetti, è un pezzo economico d’Italia che siamo chiamati a tutelare e a far crescere”.

Stimolato dalle domande degli studenti della Community BBS, Profumo ha raccontato anche di come abbia affrontato il salto dal mondo bancario a quello aerospaziale: “È stato molto stimolante, e ho cercato di applicare il buon senso, focalizzandomi su due cose: la scelta delle persone e la qualità dei processi decisionali. E la qualità dei processi decisionali è uguale in banca come in Leonardo, bisogna scegliere le persone giuste e farle lavorare bene, perché è l’unico modo di prendere decisioni corrette, minimizzando gli errori.”



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