Le PMI di fronte alla sfida dell’economia circolare

Agosto 3, 2019

Green energy, transizione energetica ed economia circolare sono i capisaldi del processo di sostenibilità ambientale. Protagoniste le imprese, ma ancor di più l’uomo, coinvolto in prima persona nella condivisione di questi valori. Proprio questo è stato l’oggetto dello studio Le PMI di fronte alla sfida dell’economia circolare promosso dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare e realizzato dall’Università di Bologna in collaborazione con Bologna Business School, con l’obiettivo di comprendere quali azioni hanno messo in campo e come affrontano le imprese italiane, in particolare le Piccole e Medie Imprese (PMI), le sfide e le opportunità generate dall’economia circolare.


Lo studio è stato suddiviso in tre fasi. Nella prima è stata condotta un’analisi esplorativa di tipo qualitativo/quantitativo comprendente la realizzazione di 5 interviste aperte ad imprenditori europei, la somministrazione di questionari strutturati sull’imprenditorialità sostenibile e due focus group con 18 aziende partecipanti. Nella seconda fase è stata condotta un’indagine statistica campionaria (survey) su un campione di 209 PMI italiane. Durante la fase finale, sono stati invece condotti due focus group al fine di ricevere feedback dalle imprese sulle evidenze empiriche emerse nel corso della survey, per integrare così con ulteriori dettagli qualitativi i risultati dell’analisi quantitativa.

L’85% delle aziende analizzate è sotto i 15 dipendenti, con un fatturato medio di 1,4M di euro. I settori industriali maggiormente rappresentati sono quello impiantistico (41%), seguito dal meccanico/manifatturiero (35%), servizi alla persona (13%), turismo (7%) e ICT (2%).

Particolarmente interessante è l’analisi volta a comprendere la correlazione tra pratiche di economia circolare, barriere all’adozione di tali pratiche e fattori abilitanti. Per quanto riguarda le principali barriere è interessante notare che l’adozione delle pratiche è negativamente correlata alla percezione della sostenibilità come un costo e alla mancanza di coordinamento normativo a livello sia locale che nazionale ed europeo. Riguardo ai fattori abilitanti, invece, l’implementazione di pratiche di economia circolare risulta facilitata da un processo di supporto nel reperimento di materie prime a basso impatto ambientale.

Il tema “rifiuti” riveste pertanto un ruolo centrale nell’ambito dell’economia circolare e della presente ricerca. È necessario, infatti, realizzare azioni volte a: ridurre la produzione di rifiuti non reintegrabili in un ciclo produttivo e allo stesso tempo aumentare la capacità di recupero e valorizzazione di quei rifiuti che, al contrario, possono essere rigenerati. La normativa di riferimento deve fornire indicazioni chiare su “cosa è rifiuto e cosa non lo è“, e su quali materiali possono essere valorizzati come materia prima seconda e quali al contrario vanno smaltiti in discarica.

Dai risultati si evince che la pratica maggiormente sviluppata è la raccolta differenziata, implementata dall’84% delle imprese analizzate, seguita dal recupero/riutilizzo del packaging (38%), dall’implementazione di progetti di risparmio energetico (32%), dal monitoraggio degli impatti in aria/terra/acqua (32%), dallo sviluppo di prodotti o servizi che favoriscono il risparmio energetico (31%). Le rimanenti pratiche mostrano un livello di implementazione inferiore al 20% dei casi, con valori minimi relativi alla captazione/riutilizzo delle acque reflue e/o piovane (10%) e delle certificazioni ambientali (es. ISO14001/EMAS) (12%).

Per quanto riguarda le attività che le aziende dichiarano di voler implementare nei prossimi due anni, spiccano i progetti di risparmio energetico (40%), lo sviluppo di processi produttivi a basso utilizzo di risorse (36%) e l’introduzione di criteri ambientali per la selezione dei fornitori (33%).

In generale, le pratiche di economia circolare risultano poco sviluppate tra le PMI analizzate, ad eccezione della raccolta differenziata, che tuttavia merita un trattamento a parte in quanto la sua alta diffusione può risultare distorta da vincoli e imposizioni di tipo normativo. I settori maggiormente attivi su temi di economia circolare risultano essere il settore meccanico/manifatturiero e l’impiantistico. Inoltre la ricerca mostra anche come l’economia circolare possa rappresentare un’opportunità reale di business per le imprese, in particolare quelle di medie e piccole dimensioni.

Le opportunità offerte da un’economia circolare sono numerose, non solo per la riduzione dei rifiuti e dell’inquinamento, ma anche in termini di una minore esposizione ai rischi da parte del sistema aziendale, quali, ad esempio la volatilità dei prezzi delle materie prime e dei processi di fornitura.

Per favorire la transizione da un modello di economia lineare ad uno circolare è necessario ripensare al processo di creazione del valore progettando nuovi modelli di business in grado di cogliere tutti questi elementi attraverso un approccio integrato e sistemico. Sono necessari anche investimenti in innovazioni tecnologiche e strumenti di informazione ed incentivi che aiutino a diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile, alla base dell’economia circolare.

Caviro, azienda leader a livello nazionale nel settore viti-vinicolo, è stata oggetto dello studio in quanto ha sviluppato un modello di business completamente circolare. Attraverso molteplici processi di trasformazione, Caviro realizza e commercializza prodotti per il settore alimentare, cosmetico e dei biomateriali. L’intero processo produttivo è alimentato da energia ricavata dal processo stesso attraverso l’utilizzo di biodigestori anaerobici e l’impatto della produzione sull’ambiente naturale è tendente a zero.

Per garantire un rispetto delle pratiche di sostenibilità sono necessari un cambiamento di cultura e una formazione mirata su questi temi. Cultura intesa anche come educazione alla sostenibilità di cittadini, clienti e consumatori finali al fine di creare una conoscenza comune, un’educazione civica, a partire dalla classe dirigente, che deve puntare sulla consapevolezza del cittadino.

Per raggiungere questo obiettivo il Global MBA in Green Energy and Sustainable Businesses di Bologna Business School forma giovani professionisti aggiungendo la dimensione di sostenibilità al ruolo di manager. Lavorando su sei pilastri (Accountability, Ethics & CSR, Law, Sustainability Oriented Innovation e Green Strategy, Entrepeneurship), il programma fornisce gli strumenti per supportare l’efficientamento delle risorse esistenti e per pianificare nuovi ecosistemi produttivi basati su modelli di business sostenibili.

 

Tratto da:
“Le piccole e medie imprese di fronte alla sfida dell’economia circolare”
Matteo Mura e Mariolina Longo, Dipartimento di Scienze Aziendali, Università di Bologna

 



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