Il ruolo del Mentor nella crescita manageriale

Giugno 19, 2023

L’Hybrid MBA di Bologna Business School è un percorso pensato per profili verticali che cercano una formazione trasversale, per tecnici o manager che desiderano migliorare la propria posizione in azienda, grazie all’acquisizione di soft skill volte allo sviluppo di una visione sistemica, di competenze gestionali e di una forte capacità di leadership. È un programma flessibile, dalla formula innovativa basata su sessioni didattiche on-line e giornate on-campus, creato per valorizzare al meglio il tempo, per conciliare lavoro, studio e vita privata. Oltre ai corsi core, questo MBA offre ai suoi partecipanti percorsi di Interpersonal Communication e Mentoring.

L’8 giugno, Franco Visani, Direttore Hybrid MBA, ed Eugenio Sidoli, CEO di Max Mara Group e docente nell’Hybrid MBA di BBS, hanno tenuto un webinar dedicato al ruolo della figura del Mentor nei percorsi di crescita individuale e manageriale. Il Mentor è quella persona che si incarica di offrirsi come guida al proprio mentee, che mette a disposizione di un altro la propria saggezza ed esperienza in campo lavorativo.

Eugenio Sidoli, una lunga carriera in multinazionale e da un anno e mezzo in Max Mara, è docente di Bologna Business School e riveste il ruolo di Mentor nell’Hybrid MBA. Introdotto da Franco Visani, il docente ha aperto l’intervento raccontando il proprio percorso lavorativo e focalizzando i momenti di incontro con i suoi Mentor: per primo, un amico di famiglia che l’ha indirizzato alla carriera manageriale. In seguito, il docente universitario con cui si è laureato. In fine, il primo supervisore incontrato in Philip Morris, che ha disegnato la carriera in cui l’avrebbe accompagnato: dal marketing, a direttore vendite per poi diventare direttore generale.

«Tu lavora bene che io mi occupo di te»: ecco la formula vincente che un buon Mentor deve trasmettere al suo mentee, la chiave per entrare in contatto e poter trasmettere veramente qualche cosa di utile e profondamente significativo. Le hard skills vengono dalla scuola, dalla professionalità che ognuno mette in campo quando entra nel mondo del lavoro. Le soft skills, le più importanti per crescere in ambito aziendale, possono arrivare dal Mentor. Comprendere le attitudini, analizzare e riportare i comportamenti cogliendone il positivo e il negativo, indicare parti da smussare e altre da sviluppare: il ruolo del Mentor è quello della guida, di colui a cui ci si affida in uno scambio uno a uno paritario e non superficiale per crescere affrontando assieme un percorso. È la spalla cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà, l’allenatore capace di comprendere qual è l’esercizio giusto per sviluppare un’attitudine che trasformi il giocatore in un campione.

Ma, quali sono gli insegnamenti specifici che un Mentor può dare ai suoi mentee? Prima di tutto, la gestione della frustrazione: «chi è capace di gestire i propri fallimenti è in grado di accettare quelli degli altri e farne tesoro. Chi no, non potrà mai essere leader». Imparare il body Language, far notare quanto può essere influente un buon comportamento rispetto a uno cattivo. Chi ha una posizione di leadership ha un ruolo di responsabilità come Mentor: deve dare buone idee, rafforzare qualità che rendano i manager più efficaci, punti di vista che poi si trasformino in nuova energia e in uno sguardo rinnovato in grado di cogliere le complessità e affrontare gli scenari inattesi, anche avversi, che si presentano nella carriera di tutti.

«Non si può essere leader senza essere mentore», dice Eugenio Sidoli, ma il leader ha un ruolo e una responsabilità che possono venire dalla propria attitudine, o dalla necessità di ricoprire una posizione lavorativa. Il mentore lo fa gratuitamente, per natura, per desiderio, perché vuole toccare la persona con cui entra in rapporto e ne vuole essere toccato, per crescere con lui in un percorso che non ha una conclusione o un punto d’arrivo: «I programmi di mentoring possono essere costruiti, ma l’attitudine fa moltissimo. Puoi costruire l’idea che ogni supervisore debba essere mentore di un junior, ma quello che ha il cuore e ci crede fa un super lavoro, mentre chi lo fa per obbligo non ottiene risultati».

I mentori vanno cercati per migliorare e crescere, ma si trovano anche per caso, per attitudine e per fortuna. Poi, però, si deve costruire e mantenere il rapporto: «il Mentor, come il capo, va gestito». Ognuno di noi deve, paradossalmente, governare il proprio capo, le sue aspettative, le sue capacità e le sue pecche: «anche nel rapporto col mentore la leadership deve essere presa dal mentee. È un lavoro che funziona solo se ci credi». È un movimento a due, in cui non c’è una trasmissione verticale di conoscenze, ma uno scambio, un dialogo che trasferisce attitudini e che lascia una traccia in entrambi i partecipanti.

«Dire faccio il mentore è molto presuntuoso.  Bisogna essere molto bravi ad ascoltare. Devi capire il contesto, non tutti hanno lo stesso background culturale, devi avere buona comunicazione, essere capace di bucare. Serve esperienza più che teoria: imparare da chi ha fatto bene con te». Per fare il Mentor di qualcuno occorre un buon storytelling, trasmettere idee che offrano un’euristica nel momento del dubbio.

Due Alumni BBS, Jessica Galantucci e Arman Derviskadic, entrambi ex allievi di Eugenio Sidoli e Franco Visani nell’Hybrid MBA, sono intervenuti raccontando le proprie esperienze personali. Il Mentoring con Eugenio Sidoli è stato fondamentale per entrambi: per Jessica ha significato trovare un equilibrio prima sconosciuto, vincere le insicurezze e mantenere il controllo della situazione. Arman, ora Mentor a sua volta nella propria azienda, ricorda quanto il percorso fatto nel Hybrid MBA di Bologna Business School sia stato fondamentale per compiere un deciso salto di carriera professionale e salariale e come gli insegnamenti del suo Mentor abbiano attecchito nel profondo, regalandogli una visione d’insieme più elaborata e una capacità di comprendere gli altri e dialogare con le diverse sezioni della Compagnia.

Chiudendo l’incontro, Eugenio Sidoli e Franco Visani hanno risposto alle ultime domande dei partecipanti, dispensando consigli su come cercare un Mentor e, più in generale, sulla carriera manageriale: «non siate timidi, se pensate che una persona possa darvi quello che cercate, buttatevi». Poi, «se hai un cattivo capo, cambia: tanto più sei giovane e prima ti devi dimettere, se capisci di essere lasciato da solo nel tuo brodo». Il confronto come arricchimento personale può venire anche da persone con vite ed esperienze diverse. Il Mentor non è un guru che sta seduto al piano sopra, bisogna tenere gli occhi e le orecchie aperte e cogliere le occasioni. «Se sei solo, trova qualcuno con cui camminare, il viaggio è sicuramente migliore», ha infine chiuso l’incontro, Sidoli.



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