Dialogo con Alessandro Zollo, CEO Great Place to Work Institute Italia

Luglio 30, 2015

“Le imprese con i migliori ambienti di lavoro hanno performance migliori”. Parola di Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place to Work Institute Italia, l’azienda globale di ricerca, consulenza e formazione che ogni anno stila la classifica sui “best workplaces” in Italia.

Con lui abbiamo parlato a margine dell’incontro “People caring, produttività ed efficienza” che si è tenuto in BBS.

Quali sono i criteri con cui si valuta un Great Place to Work?

Sono principalmente due. Il primo, quello che ha maggior peso, è il parere dei dipendenti. Se un ambiente di lavoro è capace di generare fiducia, se i manager hanno rispetto per lo staff, se i dipendenti sono orgogliosi di essere parte di quell’azienda, se si collabora in modo efficiente e divertente allora questo è il Great Place to Work. La seconda variabile, che invece misuriamo noi, è il grado di innovatività, di ricchezza e di qualità delle politiche che le organizzazioni mettono a disposizione dei dipendenti per dare loro l’occasione di rendere al meglio. Unendo questi due fattori si decreta quali sono le aziende che entrano nella nostra classifica e quelle che sono prossime ad entrarvi.

Quanto investono le aziende italiane per migliorare l’ambiente di lavoro? Si sta diffondendo una cultura della qualità in questo settore?

Purtroppo si sta diffondendo a fatica. Se guardiamo alle nostre classifiche, l’80% delle aziende che vi compaiono sono multinazionali. Però tra esse, vi sono anche aziende italiane o comunque di cultura italiana. Ci sono almeno 7-8 aziende italiane tra le 35 in classifica, tra cui ad esempio Loccioni Group. Ancora, c’è Bottega Veneta, adesso di proprietà del gruppo francese Kering, ma dove la matrice dell’organizzazione e del management è tutta italiana. Ma il dato più preoccupante è che non ne troviamo nessuna nella classifica mondiale né in quella europea.

Perché secondo lei?

La nostra cultura in questo campo è ancora indietro. Inoltre i processi organizzativi delle multinazionali sono più meritocratici, sono più oggettivi. Tuttavia, ben 13 delle 25 migliori multinazionali europee hanno una sede in Italia. Questo dimostra che in Italia abbiamo ottimi manager,che hanno capacità di fare impresa e di rendere eccellenti i nostri luoghi di lavoro. Sono però le aziende estere a selezionarli e non quelle italiane.Quali sono i paesi guida?Quelli dell’Europa del Nord-Centro su tutti. Ultimamente abbiamo messo a confronto la nostra classifica con una della Banca Mondiale sui paesi con maggiore attrattività per il business e una dell’UNDP (United Nations Development Program) sul livello di civiltà dei paesi. C’è una forte correlazione tra gli esiti. Il Nord-Centro Europa è in vetta a tutte e tre le classifiche: in termini di capacità civili, di organizzazione del lavoro e di attrattività del business. Mentre il Sud Europa risulta abbastanza penalizzato.

Esiste una correlazione tra la qualità dell’ambiente di lavoro e i risultati dell’azienda in termini produttività?

Sì. Da tempo, nelle aziende Best, misuriamo una correlazione tra il trust index (la sintesi dei nostri questionari a 59 domande) e il livello di crescita del fatturato su cinque anni. La capacità dell’azienda di mettere a disposizione delle persone servizi o flessibilità si riflette sulla fiducia: l’indice di correlazione tra il “caring” e la fiducia all’interno dell’organizzazione è 0,85. La correlazione tra la fiducia e i risultati economici è 0,73. Il che vuol dire che se io lavoro sulla cura delle persone, questo si riflette all’85% sulla fiducia e al 73% sulla parte finanziaria. I risultati delle analisi sono simili in tutti i Paesi. Negli USA il rendimento borsistico degli ultimi 12 anni delle aziende in classifica è 3 volte e mezzo più alto rispetto alla media di Standard&Poors.

Che consiglio darebbe a un nostro studente che si sta per affacciare nel mondo del lavoro?

Gli direi di guardare la nostra classifica perché non c’è modo migliore per scegliere le aziende in cui candidarsi se non ascoltare il parere di chi ci lavora. E poi gli direi di scegliere un’organizzazione che si adatta non solo alle proprie competenze, ma anche alle proprie caratteristiche personali. Anche le aziende sanno che è più semplice lavorare con chi condivide gli stessi valori, per questo tendono a selezionare persone che abbiano la loro stessa cultura.


 

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