Leadership Talk. Maurizio Marinella e l’arte della cravatta

Novembre 13, 2019

E’ la storia dell’eleganza per eccellenza quella di Marinella, marchio storico di cravatte e accessori sartoriali su misura, giunto ormai alla terza generazione nei suoi 104 anni di vita. A raccontarla agli studenti del Global MBA è Maurizio Marinella, nipote di Eugenio, che aprì il negozio nel 1914, a Riviera di Chiaia.

“A quei tempi l’eleganza era francese per le donne e inglese per gli uomini, e mio nonno si diede l’obiettivo di vestire all’inglese la nobiltà napoletana”.
Un progetto preciso, che, dopo le difficoltà delle due guerre mondiali, sì è affermato a Napoli e poi nel mondo, arrivando fino in Giappone. “Un miracolo, solo così riesco a descrivere il nostro negozio che dai suoi 20mq ci ha fatto arrivare al collo dei personaggi più importanti del mondo”.

Tutti i Presidenti della Repubblica italiana, la maggior parte dei Presidenti americani e tanti altri personaggi famosi hanno scelto le cravatte di Eugenio Marinella. “Mio padre un giorno mi disse che l’indomani avrei cominciato a lavorare nel negozio perché ormai ero diventato grande. Avevo 8 anni”.

Nel suo racconto Maurizio Marinella ripercorre le tappe più importanti dell’azienda, sottolineando come l’attenzione alla qualità, allo stile e il senso di appartenenza a Napoli e alla famiglia siano stati per lui gli elementi di successo del brand. “Quando chiesi a mio padre perché tutti i miei amici giocavano a pallone e io invece dovevo restare in negozio, lui mi rispose che per me era più importante respirare quell’atmosfera fatta di stoffe e artigianato”.

Maurizio Marinella ha continuato il sogno di suo nonno grazie ad una visione imprenditoriale lungimirante e attenta ai valori: “Ho cominciato a emanciparmi dalla tutela paterna quando ho scelto di introdurre pullover gialli e azzurri oltre a quelli blu e marrone, e sono stati i primi che abbiamo venduto”. Il suo è un racconto e ricco di aneddoti: “Consegnavo personalmente le cravatte ai nostri clienti fuori Napoli, e un giorno sono tornato a casa con la macchina piena di sughi e pacchi di pasta che Paolo Barilla mi aveva regalato per scusarsi di aver ordinato solo 70 cravatte”, ricorda con un sorriso.

“Tante sono state le difficoltà durante gli anni ma avere un sogno da portare avanti ha fatto sì che tutto continuasse anche nei momenti più difficili. Si dice: nascere con la camicia. Io sono nato sicuramente con la cravatta!”.



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