[students’ journal] Maggio 2016

Maggio 20, 2016

Una rubrica che racconta BBS attraverso le parole dei nostri studenti. Una condivisione di esperienze, consigli utili e momenti di crescita sia personali che professionali. Scritto da e per gli studenti.

Leggi qui tutti gli altri racconti.


 

Ispirazione

“E’ importante avere uno scopo per viaggiare, ma alla fine il vero scopo è il viaggio”

– Ernest Hemingway

 

Tutto è cominciato quando ho inviato la mia candidatura a un’Università per un mondo sconosciuto. Ignoravo quanto sarebbe cambiato il percorso della mia vita quando ho preso questa decisione. Mentre cercavo l’ispirazione per scrivere questo articolo, mi sono domandata: “cos’è la cosa migliore della BBS?” Non è la scuola in sé, né i corsi, ma sono le persone che la gestiscono, che ci studiano e che la vivono.

Ho avuto l’opportunità di assistere alle presentazioni di persone molto importanti provenienti da diverse aziende che non avrei mai immaginato di potere ascoltare. Per esempio, Andrea Pontremoli (Dallara Automobili), Maurizio Reggiani (Lamborghini), Fabio Zaffagnini (Rockin1000), tra i tanti.

Maurizio Arrivabene – Team Principal of Scuderia Ferrari and Managing Director of the Gestione Sportiva –  ci spiegava: “Non abbiamo bisogno di eroi. Abbiamo bisogno di persone normali; che siano umili, leali e determinate”.

Negli ultimi mesi, ho stretto delle belle amicizie. Persone che mi stanno veramente ispirando nella vita. Alcuni hanno lottato contro malattie che minacciavano la loro vita e hanno vinto. Altri hanno affrontato grandi sfide e nonostante questo hanno scelto di non mollare e continuare a lavorare per ciò in cui credono veramente. Ci sono anche delle persone che hanno voltato pagina e sono pronte a cominciare una nuova storia, scegliendo di sorridere ogni giorno e pensare in grande per realizzare quello che amano. Ho una lunga lista!

Ho imparato sempre qualcosa da ognuno dei miei colleghi del master. Quindi questo vuole dire 70 cose nuove. Questa esperienza ha cambiato la prospettiva della mia vita e come interpreto la felicità. Continuerò a imparare e a trovare ispirazione da loro, oggi e nel futuro.

 

Aditi Tiwari – India
Global MBA in Innovation Management / Mechanics & Automation, classe 2015/2016


06 maggio 2016

 

Un caffè da portare via, grazie.

Sono in Italia da sei mesi e non riesco a ignorare una differenza notevole con le nostre abitudini in America. Mi riferisco a come gli Italiani siano naturalmente “cool” e generalmente pazienti nel momento di ordinare il loro caffè.

Tanto per fare un esempio: negli Stati Uniti, quando entri in uno Starbucks, c’è sempre una lunga fila e le persone sanno istintivamente come mettersi in coda. Si capisce subito chi è l’ultimo e qual è il posto di ognuno. Ci sono anche percorsi che aiutano a seguire la fila e arrivare fino in cassa. Nessuno salta la coda. Senza eccezioni. Non consiglio neanche di provarci, visto che tutti controllano tutti per assicurarsi che rimangano in fila al loro posto. Quando finalmente arrivi alla cassa per ordinare ti assale un delirio di pensieri: “il barista avrà preso  la mia ordinazione in modo esatto?”… “Spero abbia scritto correttamente il mio nome. Mi auguro che non ci sia un altro col mio stesso nome o un ordine simile al mio. Oggi non ho proprio tempo per queste cose”.

Quello che trovo rassereni di più è che gli Italiani sembrano specializzati nel concetto di non preoccuparsi per cose che non lo meritano. “In fondo tutti quelli che vogliono un caffè l’avranno. Sembra tutto così semplice, no?”

 

Aaron Mann – Stati Uniti
Global MBA in Design, Fashion and Luxury Goods, classe 2015/2016



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