Robotica, ricerca e business: Alon Wolf (Metrobotics)

Giugno 6, 2017

Venerdi 12 maggio. Secondo appuntamento con l’edizione primaverile degli Innovation Talks 2017 realizzati in collaborazione con Philip Morris Italia. Ospite l’israeliano Alon Wolf, Director of Biorobotics and Biomechanics Lab in Technion – Israel Institute of Technology.

Con lui si è assistito a un affascinante viaggio attraverso la nascita delle sue idee tecnologiche, il loro sviluppo nel campo della ricerca e della sperimentazione e l’utilizzo nei vari campi di applicazione. Senza dimenticare la possibilità di business che tutto questo offre.

Un’università ad Haifa che vanta nel suo passato direttori scientifici come Albert Einstein e quattro premi Nobel, Aaron Ciechanover e Avram Hershko nel 2004, Dan Schechtman nel 2011, e Ariel Warshel nel 2013, tutti per la chimica. In Technion Alon Wolf si interessa di robotica, ma, come tiene a sottolineare, con un’attenzione interdisciplinare allo scopo di rendere le sue ricerche utili alla soluzione di problemi diversi.

Nascita di una azienda di robotica

Se il robot, come spiega, è il connubio fra capacità motoria e capacità cognitiva, a Wolf interessa in particolare la sua capacità di percepire l’ambiente circostante e cambiare comportamento attraverso la sensorialità. Per questo la base dei suoi studi è la cinematica. Dal movimento che compiono gli animali nell’ambiente fino allo studio del passo umano.

“Vengo incentivato a fare studi teorici dal 1998. Il primo robot realizzato assisteva i chirurghi nell’inserire le viti nel rachide. La colonna vertebrale è una parte delicata. Il medico riceve le lastre e realizza il disegno dell’intervento e in sala operatoria, dopo averlo posizionato sul paziente, il robot esegue il piano operativo e aiuta il chirurgo a mettere le viti nel posto giusto.” Il risultato: 100% di successo delle operazioni in una casistica con un alto tasso di rischio di errore. Nasce così Metrobotics, una società che si occupa della realizzazione di strumenti tecnologici per l’ambiente biomedico, spinoff dell’Università israeliana.

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Osservazione e soluzione dei problemi

Con la tragedia dell’11 settembre 2011 vengono utilizzati per la prima volta dei robot per cercare i sopravvissuti nel crollo delle torri gemelle. Ma si tratta di automi troppo ingombranti. “Abbiamo pensato perciò ai serpenti per sviluppare un robot che fosse in grado di muoversi negli spazi più complessi. Abbiamo studiato la locomozione dei serpenti. Nel 2007 sono stati realizzati i primi prototipi.” Nasce quello che è il prodotto Metrobotics più celebre.

La chirurgia fino ad allora si avvale di strumenti rigidi che possono impattare in ostacoli durante le operazioni. In un convegno a Verona nasce l’idea di miniaturizzare i serpenti robot diminuendoli a un diametro di un cm e 40 cm di lunghezza affinché prendano la forma degli spazi ristretti e complessi del corpo umano. “Una scommessa dal punto di vista meccanico. Il medico ha uno schermo e un joystick. Aziona la telecamera e il chirurgo guida il serpente all’interno del corpo. La procedura consente spesso di dimettere le persone operate il giorno stesso.”

Dai laboratori Metrobotics nascono poi un minuscolo robot simile a un insetto, monitorabile attraverso la risonanza magnetica, che ha il compito di portare il farmaco nel punto esatto del corpo dove deve essere metabolizzato. E ancora l’invenzione di scarpe robotizzate capaci di compensare il passo per persone con gravi disturbi di mobilità, permettendo loro di camminare perfettamente.

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Cosa ci porterà il futuro

Le nuove frontiere saranno la nanotecnologia, lo studio approfondito delle cellule staminali e di quelle epidermiche. E lo sfruttamento dell’energia che il corpo produce naturalmente per fare funzionare i device robotici. “L’energia termica, quella chimica, quella idraulica. Creare impianti con generatori incorporati che espandano e restringano le arterie per generare energia. Impiantare microturbine che sfruttino il flusso del sangue. Generare dal passo quotidiano energia meccanica.”

“Il fatto di poter raccogliere dati da molti pazienti ci permetterà di costruire database ricchissimi, fondamentali per trovare soluzioni, trasmettendo i dati attraverso le vie tecnologiche. È la connected health: vuole dire ripensare agli attuali device per la trasmissione di dati per il pregresso medico.” E per finire, Alon Wolf concede anche una previsione riguardante la società del futuro. “Entro vent’anni, quando i cambiamenti sul mercato saranno avvenuti, la forza lavoro dovrà essere abbastanza flessibile. Gli studenti dovranno imparare a imparare. Nell’era del web la conoscenza non è più nelle mani dei professori ma è diffusa e starà a noi insegnanti indirizzare gli studenti nella scelta degli strumenti di conoscenza e nel loro corretto utilizzo.”

 



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