My Story, Our Story: Michele Messori

Settembre 22, 2015

Gli Alumni di BBS si raccontano: il prima, il dopo e i ricordi della vita da studente, per una storia di sé e della propria esperienza professionale, per una storia della nostra Community.

Protagonista del nono episodio è Michele Messori, Regional Manager Distributors EMEA e Asia Eastpak, MBA distance learning 2010/2012.

La soundtrack scelta da Michele è Ligabue, “quello che vi pare, tanto sono reggiano”.

Ouverture
Come scegli la valigia?
“È un mix di emozioni, di feeling. Ne ho almeno quattro/cinque per modello, con colori e texture diverse. Non amo particolarmente le cose sgargianti o appariscenti, preferisco colori neutri o al massimo i quadretti.”
E cosa porti sempre con te? “Costume da bagno e occhialini: il kit del funzionario. Parti sapendo che starai via per alcune settimane, ha senso approfittare del mare, quando c’è”.

La chiacchierata con Michele, molto seria, riserva colpi di teatro niente male, fino all’esplosione finale.

The story so far
“Ho cominciato a lavorare dopo l’università nel settore ceramico, come commerciale estero, poi in Maxmara come responsabile vendite Italia per Penny Black.” Subito dopo Michele frequenta il Master e durante il corso passa a Timberland, all’interno di VF Corporation, come Area Manager Wholesale e Franchise. Per selezione interna al gruppo passa a Eastpak, nel 2014, per un progetto di ricostruzione della distribuzione in cui Asia e Medio Oriente hanno un ruolo strategico.


Perché BBS
Michele ha scelto di frequentare un Master per rompere un periodo in cui gli sembrava tutto troppo idilliaco. “Era tutto bello ma non stavo crescendo, non vedevo prospettive. Mi sono buttato nel Master per capire di più, pretendendo di capire di più.”
La consapevolezza di aver fatto la scelta giusta è arrivata dopo, quando un’azienda l’ha scelto nonostante la totale mancanza di esperienza diretta in quel settore. Quando al colloquio hanno toccato l’argomento, la sua risposta è stata “I believe experience is overrated.”

“Non ho fatto un MBA di placement, l’ho fatto per imparare.”
Michele parla e lavora spesso con chi ha studiato in altre business school. “Abbiamo imparato le stesse cose ma per me Bologna ha qualcosa in più, dovuto al legame col territorio e alle sue unicità. È un tocco speciale, che fa la differenza. Adoro Milano, la vera capitale del paese dal punto di vista del lavoro, ma ho studiato a Bologna e ci sono affezionato. Poi, come ti dicevo, sono super-emiliano!”

Esperienza VS Talento
“Con l’esperienza non si riempiono i gap e le mancanze: si finisce in quei loop infiniti in cui s’è sempre fatto così e così continueremo a fare.” Oggi Michele lavora in una multinazionale in cui il capo può essere più giovane di te, in cui si premia il talento, non l’anzianità. La cosa gli piace.

“Mi è sempre piaciuto rovesciare il tavolo. Quando nella mia prima azienda sono stato nominato responsabile vendite nazionale, me ne sono andato. Il cursus honorum non m’interessa.”


(Ndr)
“Non sono accomodante. Mi piace sfidare il sistema, scuoterlo, e se ci credo andare fino in fondo. Cerco solo di farlo in maniera intelligente.”
Michele è stato anche allenatore di pallacanestro per molti anni, dalle giovanili alle prime squadre. “È la mia carriera mancata”, dice, e un po’ viene la curiosità di capire i metodi d’insegnamento di un allenatore non-accomodante. Ma non c’è modo.
“Dopo il liceo scientifico volevo fare odontoiatria, ma non passai il test. In compenso avevo passato quello di medicina, ma l’ipotesi di studiare per dieci anni prima di sporcarmi le mani non mi allettava. Così ho scelto lingue, inglese e spagnolo, poi ho fatto il Master in Business Administration su consiglio di mia moglie. L’abbiamo seguito assieme, lei è il baricentro famigliare.
Ci siamo conosciuti a Santa Cruz nel 2002, durante un Erasmus. Dopo un buon anno assieme siamo sempre stati assieme e ci siamo sposati nel 2012, in Comune a Bologna”.
La chiacchierata con Michele, finora, vince la palma della miglior conversazione glaciale diventata folle, calda e di flusso. Ascoltando la nostra conversazione, una delle frasi pronunciate più spesso è “serve anche molta arroganza”, intesa come risorsa per superare un’empasse.
Questa corsa al racconto, alla sfida, all’andarsene, l’amore per i libri “che intrecciano storia e geografia” e di strategia militare, fanno venire in mente quella tradizione filologica che vede nelle terre di Michele i natali del più celebre furioso letterario. Chi ha scritto, però, si è ripromesso di non citarla –e ce l’ha fatta quasi fino alla fine.

Un consiglio a uno studente
“Prendetevi dei rischi, è un lusso che da giovani tutti posso permettersi. Per dirla in inglese, cito una frase che mi piace molto, anche se forse fa un po’ Facebook: ‘Life is short, make mistakes!’”


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