Internet of Things: mettere in rete l’intelligenza delle cose

Agosto 14, 2018

Internet of Things, un neologismo coniato da Kevin Ashton, ricercatore presso il MIT (Massachussets Institute of Technology di Boston), è il comune denominatore di un insieme di tecnologie che permettono a un oggetto di diventare connesso e comunicante tramite la rete, con lo scopo di monitorare, controllare e trasferire informazioni utili a svolgere azioni conseguenti.

 

DI COSA SI TRATTA

Sempre più spesso si sente parlare di oggetti smart, identificandoli erroneamente con computer e smartphone. Almeno nella teoria, qualsiasi cosa può entrare a far parte dell’universo IoT, se è possibile la sua identificazione univoca tramite indirizzo IP ed ha la capacità di scambiare dati in rete senza l’ausilio dell’uomo. Frigoriferi, lampadine, strade, braccialetti, ma anche animali, piante e ‘persone’ diventano smart, partendo dal presupposto che l’intelligenza non è di fatto legata alle cose ma ai servizi che riescono ad offrire.

 

L’IoT conta ormai 5 miliardi di dispositivi, numero destinato a crescere esponenzialmente già nel breve periodo. Allo stesso tempo si stanno però già allargando gli orizzonti di questo universo con concetti quali l’Internet of Everything, che punta a connettere tutto ciò che esiste, oppure l’Internet of Me, il quale indica tutti quegli oggetti appartenenti alla categoria wearable, e non solo, in grado di interagire direttamente con l’utente finale per dargli una user experience estremamente personalizzata.

 

A ben vedere, l’universo IoT è presente nelle nostre vite da molto più tempo rispetto al momento in cui è diventata consuetudine utilizzare il termine che lo caratterizza. Molti di noi condividono il quotidiano con braccialetti o orologi intelligenti, senza rendersi conto fino in fondo delle loro caratteristiche. Nell’immaginario comune l’IoT rimane qualcosa di molto sofisticato, legato ai robot, che però accresce sempre di più la curiosità e il consenso generale, a differenza dello scetticismo causato dall’intelligenza artificiale.

 

L’APPLICAZIONE

Tutto ciò che ci circonda può acquisire, tramite ad esempio il codice Rfid (identificazione a radio frequenza) o altre tecnologie, un’identità elettronica capace di far interagire oggetti e luoghi reali di qualsiasi tipo. Il risultato di questa stretta relazione tra Big Data, Analytics e IoT è una gestione intelligente capace di ottimizzare in tempo reale i processi produttivi e le attività economiche, riducendo l’inquinamento e lo spreco di risorse.

 

Il ruolo attivo degli oggetti può trovare una propria applicazione nei più svariati campi della vita pubblica e privata dell’uomo. Molto è stato già detto e scritto sulle automobili intelligenti a guida assistita oppure sui cosiddetti wearable, le tecnologie indossabili destinate al controllo di parametri fisici o ambientali. Meno note sono forse le potenzialità legate ai servizi pubblici e alla viabilità. I ricercatori del Massachusetts institute of technology (Mit), dell’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iit-Cnr) di Pisa e del Swiss Institute of Technology (Eth), hanno sviluppato un nuovo sistema per la gestione del traffico dei veicoli che può sostituire i tradizionali incroci a semaforo, riducendo così code e ritardi. In Olanda, invece, è già operativo il semaforo smart, capace di ‘valutare’ autonomamente la presenza di pedoni e accendersi di conseguenza, mentre a Los Angeles e ad Indianapolis a diventare smart sono stati i parcheggi con l’app Streetline. Anche la viabilità italiana sta cominciando a ragionare in termini di IoT e l’Anas, il gestore della rete stradale e autostradale nazionale, ha già stanziato oltre 150 milioni di euro per realizzare le prime smart road nel nostro paese, capaci di comunicare informazioni in tempo reale su traffico, meteo e incidenti, rendendo così di fatto possibile la guida autonoma.

 

LE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS

Secondo gli analisti i comparti che hanno goduto maggiormente e sin da subito dei benefici sono quello dell’energia e quello dei trasporti, quest’ultimo ottimamente rappresentato dai nuovi business model legati al bike sharing. Ma anche altri ambiti, come quello alimentare, a primo avviso meno vicino al mondo tecnologico, può avvalersi dell’IoT con confezioni smart capaci di trasferire importanti informazioni sulla qualità del prodotto e sulla filiera, avvertendo addirittura il consumatore sulla perdita di proprietà nutritive del prodotto fresco con il passare dei giorni. Oppure la confezione di un farmaco può monitorare la modalità di assunzione e allertarci sulla sua scadenza, dando magari la possibilità al nostro medico di intervenire in caso di necessità.

 

Nel mondo industriale la diffusione dell’industrial IoT cambia completamente il ciclo di vita e il modo in cui l’azienda gestisce i prodotti, li segue e li controlla. Questa tecnologia permetterà di riorganizzare la produzione in forma integrata con la progettazione, l’organizzazione del lavoro, il controllo del prodotto, il marketing e le vendite, la relazione con i clienti e la successiva manutenzione, cambiando radicalmente e in meglio tutti gli aspetti operativi.

 

Il futuro dell’IoT è in realtà già arrivato e rappresenta un’importante leva di business per la sua capacità di ottimizzare i processi produttivi generando un notevole risparmio, ma favorendo allo stesso tempo anche lo sviluppo di numerose imprese tech impegnate nella ricerca e produzione degli stessi dispositivi. Gli oggetti intelligenti progettati per comunicare tra di loro sono molteplici e le relative industrie sono chiamate ad aggiornare i propri prodotti secondo le attuali esigenze di connettività. I principali ambiti di applicazione dell’IoT coprono buona parte del nostro quotidiano: smart home e domotica, robotica e monitoraggio industriale, sanità e mondo biomedicale, industria automobilistica, sorveglianza e sicurezza, smart city, smart agrifood e zootecnia.

 

Le maggiori società di ricerca, tra le quali Accenture, prevedono l’utilizzo di 25 miliardi di apparati IoT entro il 2020. Con l’aumento del numero di apparecchi crescerà anche la mole di dati da gestire e il numero di applicazioni che dovranno essere sviluppate. Di conseguenza, è prevista anche un’esponenziale crescita dei System Integrator e delle società di consulenza.

 

LA PROTEZIONE DELLA PRIVACY

Non solo chi progetta e produce dispositivi IoT potrà godere della spinta che questo nuovo modo di intendere gli oggetti darà e sta già dando all’economia. Anche lo scetticismo e i potenziali pericoli derivanti dalla messa in rete della nostra vita produttiva, quotidiana e pubblica, possono rappresentare notevoli opportunità di business e di sviluppo.

 

Quello della privacy e della tutela dei dati personali e sensibili è un punto importante e potenzialmente debole dell’internet delle cose. Un mondo di sensori, telecamere di sicurezza e oggetti di uso comune in grado di raccogliere e scambiare informazioni sulle nostre abitudini quotidiane, sulla salute e i consumi, può rappresentare un serio pericolo se viene meno il controllo. Un semplice bracciale per il fitness, così come il termostato di casa, possono segnalare ad eventuali malintenzionati la nostra posizione in tempo reale e dare il via libera per agire indisturbati. Più semplicemente ancora, se le nostre abitudini venissero vendute alle società di marketing, la pubblicità personalizzata alla quale verremmo esposti sarebbe difficile da evitare. Inoltre, le società assicurative potrebbero sfruttare i dati sulla nostra salute per stipulare polizze a nostro svantaggio.

 

Manca, al momento un quadro normativo chiaro che stabilisca con efficacia la proprietà e la destinazione dei dati raccolti dalle ‘cose’, così come i diritti e i doveri di tutte le parti coinvolte. Inoltre, rimangono numerose ed irrisolte le implicazioni etiche riguardanti l’intelligenza artificiale e il suo impiego nello sviluppo delle funzioni degli oggetti intelligenti che ci circondano.

 

Mentre i vari organi preposti a garanti della privacy studiano la situazione da un punto di vista legale, è compito degli esperti di Cybersecurity e sicurezza informatica proporre soluzioni e buone pratiche capaci di assicurarci uno sviluppo dell’IoT e delle sue potenzialità in piena sicurezza.

 

L’Internet of Things è arrivato ad una svolta importante che va gestita con competenze e professionalità per riuscire coglierne al massimo le potenzialità, sviluppando in parallelo un appropriato controllo sui rischi. Bologna Business School si propone di formare figure manageriali in grado di individuare e comprendere l’innovazione dell’IoT e portarla nelle aziende e organizzazioni di ogni genere per creare valore. Il Master in Internet of Things è un programma Full-time in lingua inglese, che coniuga gli aspetti tecnologici con quelli di business, presentando esempi reali di successo, mentre la formazione orientata al business impiega casi di studio vicini ai domini di applicazione IoT.



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